Giulio Einaudi editore

Il disordine dei mercati

Una visione frattale di rischio, rovina e redditività
Copertina del libro Il disordine dei mercati di Benoît B. Mandelbrot, Richard L. Hudson
Il disordine dei mercati
Una visione frattale di rischio, rovina e redditività
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Lo scopo del libro, se non è proprio quello di insegnare al lettore ad arricchirsi giocando in Borsa, è sicuramente quello di fare luce in un settore tanto volubile quanto importante, spronando tutti coloro che vi sono coinvolti a riconsiderare teorie e algoritmi per giungere a una migliore comprensione del funzionamento dei mercati finanziari.

2005
Saggi
pp. XX - 296
€ 28,00
ISBN 9788806169619
Traduzione di

Il libro

Vortici che si avvolgono su vortici sempre piú piccoli, sottili ramificazioni che crescono all’infinito, scacchiere che si moltiplicano come in un gioco di specchi: sono le affascinanti rappresentazioni grafiche dei «frattali» disegnate da potenti computer. Mentre siamo abituati a pensare che la natura sia lineare e che le leggi fisiche permettano di concatenare in modo certo ogni effetto alla sua causa, i frattali ci fanno piuttosto vedere il caos che abbiamo a disposizione e, in qualche misura, riescono a renderlo prevedibile. La geometria frattale ha infatti modificato radicalmente il modo in cui la scienza tenta di penetrare i misteri della natura e ha influenzato numerosi campi di studio e di applicazione moderni. Benoît Mandelbrot, artefice di questa profonda rivoluzione, applica oggi i suoi metodi anche al mondo della finanza; negli ultimi quarant’anni, infatti, ha analizzato attentamente ogni aspetto del campo, giungendo alla conclusione che le teorie ancora in uso ai giorni nostri poggiano su basi sbagliate: il mercato è molto piú rischioso di quanto si pensi comunemente. In questo libro, in modo brillante e chiaro, il Matematico delle «nuvole» (come Mandelbrot ama definirsi) scherza, sempre in punta di fioretto, con i mostri sacri dell’economia classica e spiega e smonta i vecchi modelli a causa dei quali numerosi investitori hanno perso ingenti quantità di denaro.

«Com’è ovvio, io credo seriamente nel potere delle probabilità. L’ho constatato e l’ho applicato nell’economia, nella fisica, nella teoria dell’informazione, nella metallurgia, nella meteorologia, nella neurologia, nell’anatomia, nella tassonomia e in molti altri settori apparentemente improbabili. Come specializzando all’Università di Parigi, piú di cinquant’anni fa, scrissi la mia tesi di dottorato su un’applicazione poco nota e trascurata della teoria delle probabilità: la legge di potenza che governa la frequenza matematica delle singole parole nel linguaggio comune. Data la mia formazione, non potrei certamente contestare l’utilità di tale teoria in un altro settore, la finanza. Nei mercati finanziari, a ogni modo, può sembrare che Dio giochi a dadi. Quel che so è che il governatore del caso può creare un gran numero di quelli che io chiamo “stati”, o tipi di caso. La mia contestazione riguarda il modo in cui i teorici della finanza, nelle aule e negli scritti, calcolano le probabilità. Ad alcuni potrà sembrare un cavillo accademico ma, come si vedrà, è una differenza che può far vincere o perdere una fortuna».

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