Giulio Einaudi editore

Un amore senza resistenza

Copertina del libro Un amore senza resistenza di Gilles Rozier
Un amore senza resistenza
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Una storia d'amore segnata dall'ambiguità e da una vena sottilmente perversa, sullo sfondo dell'occupazione nazista in Francia e della persecuzione degli ebrei.

2005
L'Arcipelago Einaudi
pp. 132
€ 9,80
ISBN 9788806169435
Traduzione di

Il libro

Durante la Seconda guerra mondiale, in una Francia occupata, fiaccata e «consenziente», la voce narrante di questo romanzo, insegnante di tedesco in un liceo, nasconde in cantina i libri messi all’indice dal Terzo Reich. Mentre al piano superiore la sorella si concede sfacciatamente all’occupante, nel sottosuolo l’insegnante ripercorre i testi proibiti, sua unica fonte di piacere. Un giorno, fatalmente, la conoscenza della lingua tedesca costringe l’insegnante a frequentare i corridoi del quartier generale delle SS e a confrontarsi con l’orrore delle deportazioni. La passività di quest’irriducibile amante della poesia tedesca, scalfita dai continui soprusi della guerra, si dissolve inaspettatamente in un’impresa folle: nascondere in cantina un giovane ebreo polacco. È l’inizio di una Resistenza tutta personale e molto privata, di una passione selvaggia e senza resistenza, di un rapporto che forse alla luce del sole non sarebbe mai potuto esistere. Un amore senza resistenza è la confessione senza vergogna di quest’insegnante dall’identità sessuale mai svelata, ma è anche l’incontro di due lingue nemiche, l’yiddish e il tedesco, cosí lontane, cosí vicine, cosí sensualmente vincolate l’una all’altra. In un crescendo di erotismo e animalità, la cantina segreta diventerà teatro di un appassionato scambio culturale, di un duello tra lingue nel corso del quale l’yiddish dispiegherà tutta la sua forza.

«In quel corridoio violentemente illuminato il suo volto non era come nei miei ricordi. Lui non mi vedeva. Era invecchiato, maturato piuttosto, senz’altro le circostanze, quei due anni di guerra che valevano doppio, aveva perso quell’aria da bambino costretto a infilarsi l’uniforme troppo presto. Adesso aveva le guance scavate, ma la statura, il profilo aristocratico ispiravano rispetto. La guerra aveva conferito al suo sguardo una fierezza che non gli conoscevo. Continuavo a osservarlo, lui non mi vedeva, lo sguardo perso da qualche parte altrove, gli ebrei intorno a lui non esistevano piú, era solo in mezzo al corridoio, abbandonato lí dal destino».

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