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Disertori

Sud: racconti dalla frontiera
Copertina del libro Disertori
Disertori
Sud: racconti dalla frontiera
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Al Sud sta nascendo una frontiera letteraria vitale, con nuove cose da raccontare. Una pattuglia di narratori fotografa un pezzo del laboratorio Italia dove antico e ipermoderno, arretratezza e contemporaneità si mischiano in una miscela esplosiva, dove il paesaggio linguistico, esistenziale e geografico sta subendo mutamenti che nessuno ha ancora saputo raccontarci. La letteratura può farlo.

2000
Stile Libero
pp. 228
€ 8,78
ISBN 9788806156381
Autori vari
Postfazione a cura di

Il libro

L’antologia chiama a raccolta nove testimoni di un Sud allineato lungo una frontiera non omologabile, forte di un patto di fratellanza e di una vocazione alla ferocia e all’ironia, come strategia estrema di sopravvivenza. La donna che cede pezzo per pezzo tutta la sua «roba» a un rigattiere per liberarsi da un tutore che non muore mai; il detenuto che ha mille sollecitudini per il ragazzino suo compagno di cella fino a cannibalizzarlo per amore; il padre del picciotto ammazzato dalla mafia che non si rassegna all’odio contro lo Stato… Sono figure di un mondo che porta su di sé i segni di un male ereditario, marchiato nella carne. Chiude l’antologia una sorprendente versione dall’ebraico in napoletano delle prime pagine della Genesi, con il titolo La Screazione. I racconti di Sudisti restituiscono del Meridione un’immagine straniata, sarcastica e graffiante; dalla frontiera nascono storie che hanno un valore universale, oltre e al di là di ogni speculazione ideologica e di colonizzazione possibile. Possiedono una violenza implosa, soffocata e una lucidità tagliente che esclude ogni vittimismo e ogni tentazione consolatoria, unite alla capacità di parlare dei mali piu atavici e incancreniti: mafia, immobilismo e un familismo soffocante. Partecipazione e distacco si fondono cosí in uno sguardo che riesce a essere interno ed esterno al tempo stesso. Forte di una vocazione alla differenza e alla non-resa, rifiuta le rituali denunce di quegli intellettuali del Sud caparbiamente legati all’immagine di un Meridione cupo e decadente, congelato in un folklore di viscere e malíe.

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