Giulio Einaudi editore

Paolo Giordano, Hisham Matar, Antonella Lattanzi, Eula Biss, Ascanio Celestini e Marco Filoni: sono queste le prime sei firme che inaugurano il primo «numero» dei nuovi Quanti Einaudi, in uscita il 25 maggio su tutti gli store online.

I quanti sono le particelle fondamentali dell’universo, l’informazione minima le cui infinite combinazioni vanno a comporre gli atomi, le molecole e tutto il resto. In una parola: la realtà. Abbiamo bisogno di conoscere, scoprire e capire una realtà mai come oggi confusa e oscura. Abbiamo bisogno di smontarla e osservarla nei suoi elementi fondamentali.

È per rispondere a questa esigenza che nascono i Quanti Einaudi, un progetto editoriale inedito sia nella forma che nei contenuti: una collana/rivista nuova per i tempi nuovi che stiamo vivendo.

Pubblicata unicamente in digitale, i Quanti Einaudi sono una collana universale. Testi brevi, agili, leggibili in una sola seduta, che vanno dritti al punto. Scritti da autori italiani e stranieri, di catalogo e non, spaziano dalla narrativa alla saggistica, con tutte le infinite sfumature che stanno nel mezzo: dal personal essay al reportage, dal pamphlet agli scritti più ibridi e inclassificabili.

I primi Quanti ruotano intorno a quelle idee che in questi mesi di incertezze, solitudini e timori ci hanno fatto da salvagente: le speranze. Speranze come antidoti alla paura.

«Si parla tanto dei cambiamenti che saremo in grado o no di fare nel mondo post-Covid che verrà. Bene, eccone uno particolarmente importante: mantenere viva questa tensione verso ciò che non conosciamo. Esiste un modo di educare al non-sapere? Di insegnarlo già ai bambini, sovvertendo il principio dominante che la conoscenza sia un corpo statico di nozioni di cui appropriarsi pezzo a pezzo?»
Paolo Giordano, Le cose che non voglio dimenticare

«Il posto di un ospite è sulla soglia, lungo il confine. L’ospite si trova nel punto di conversione, un luogo vertiginoso e annebbiante dove è facile smarrirsi».
Hisham Matar, Momenti sospesi. Due meditazioni

«C’è una speranza? Le storie non sono fatte per rispondere a questa domanda. A nessuna domanda. Le storie sono fatte per raccontare te. Quello che sai e non sai di te, quello che vuoi e non vuoi essere».
Antonella Lattanzi, Salvarsi. Come uscire dall’Overlook Hotel

«La paura isola chi ha paura. E sono arrivata a credere che la paura sia un atto di crudeltà nei confronti di quelli di cui abbiamo paura».
Eula Biss, Terra di nessuno

«La felicità della gente a passeggio non mi fa nessun effetto. Mi colpisce di piú vedere le persone che parlano asetticamente, senza passione e senza nemmeno cercare di fingere un po’ di interesse. Le guardo e penso: statevene a casa. Perché andate in giro a spargere la vostra rassegnazione per strada?»
Ascanio Celestini, I parassiti. Tre vite ai tempi del contagio

«Ecco perché non bisogna provare vergogna della paura. Se deleghiamo la nostra paura non faremo altro che rinunciare alla nostra libertà – fra le altre anche a quella di avere paura – in favore di una nuova paura, il terrore».
Marco Filoni, Il calcolo della paura

  • Paolo Giordano

    Le cose che non voglio dimenticare

    Il 21 febbraio 2020 viene scoperto il focolaio di Codogno.L'Italia è la prima nazione colpita dall'epidemia del«nuovo coronavirus» fuori dalla Cina. Vengono adottate leprime restrizioni locali, ma il paese è diviso fra allarmismoe scetticismo.
    pp. 80
    € 2,99
  • Hisham Matar

    Momenti sospesi

    «Siamo stranamente convinti che nulla sarà più lo stesso. Ripenseremo i nostri atteggiamenti verso la natura e il consumo? O soccomberemo ai tetri richiami di quanti ribadiscono che la lezione di tutto ciò è una sola, e che dovremmo temere ancora di più gli stranieri...
    pp. 20
    € 2,99
  • Antonella Lattanzi

    Salvarsi

    La letteratura non ha mai smesso di dirci che non siamo soli. Anchenei momenti piú difficili, soprattutto in quelli: ci offre sempre unasalvezza, persino nel dolore.
    pp. 30
    € 2,99
  • Eula Biss

    Terra di nessuno

    Il timore dell'ignoto, si tratti delle acque profonde del mare o del volto di un altro essere umano, è qualcosa che ci portiamo dentro forse da sempre, da quando ci nascondevamo nelle grotte per sfuggire a predatori più feroci di noi. Ma fino a che...
    pp. 25
    € 2,99
  • Ascanio Celestini

    I parassiti

    Ho scritto questi tre racconti come un diario. Ci ho messoquello che capitava nei giorni tra febbraio e giugno del 2020.Li ho scritti in poche ore e corretti nei giorni successivi cercandodi non cambiare le impressioni a caldo, di non intromettermicon le notizie che arrivavano...
    pp. 25
    € 2,99
Giorgio Agamben

Dopo A che punto siamo? (Quodlibet, 2020), pamphlet sulla pandemia che ha fatto molto discutere, torna nelle librerie Giorgio Agamben con La follia di Hölderlin. Attraverso una cronaca puntigliosa e appassionata degli anni della follia e un commento di testi che sono stati spesso considerati illeggibili, questo libro cerca di descrivere e rendere per la prima volta comprensibile una vita, che Hölderlin stesso ha definito abituale e «abitante».

Se nella prima metà della sua esistenza il poeta vive nel mondo e partecipa nella misura delle sue forze alle vicende del suo tempo, nella seconda parte Hölderlin è del tutto fuori del mondo, come se, malgrado le visite saltuarie che riceve, un muro lo separasse da ogni relazione con gli eventi esterni.

«Agamben ripercorre quel periodo oscuro dell’esistenza del poeta in una “cronaca”, che non ha dunque né l'ambizione esplicativa della storia né il limite analitico della biografia. Il cronista non distingue tra le azioni del protagonista e il suo racconto; non inventa nulla, ma non ha neppure bisogno di verificare l'autenticità delle sue fonti. Nel racconto, anzi, nella cronaca, la sua voce si coniuga con quella da cui gli è capitato di udire la vicenda narrata» (Donatella Di Cesare, «tuttolibri – La Stampa»).

Hölderlin verrà internato nella clinica psichiatrica di Tubinga: la diagnosi resterà un enigma ma gli verranno somministrati farmaci potenti, forse nocivi, non gli saranno risparmiate violenze, dalla camicia di forza a una nuova maschera facciale…

«Agamben si sofferma sulla maschera. E non è l'unico riferimento alla cronaca del periodo pandemico. Al termine dell'epilogo scrive: “Da quasi un anno vivo ogni giorno con Hòlderlin, negli ultimi mesi in una situazione di isolamento in cui non avrei mai creduto di dovermi trovare. Congedandomi ora da lui, la sua follia mi sembra del tutto innocente rispetto a quella in cui un'intera società è precipitata senza accorgersene”. Le domande allora si moltiplicano. Anzitutto: che cosa vuol dire follia? Che è folle? E poi ancora: che cosa vuol dire abitare?» (Donatella Di Cesare, «tuttolibri – La Stampa»).

Il nuovo libro di Agamben può essere valutato «come un felice approccio creativo e filosofico a una vita intesa "come figura", ovvero a un'esistenza che si pone come "punto di fuga" in cui convergono una molteplicità di fatti ed episodi, e anche le inquietudini del nostro presente. "La lezione di Hölderlin è che quale che sia lo scopo per cui siamo stati creati, non siamo stati creati per il successo, che la sorte che ci è stata assegnata è fallire in ogni arte e studio e innanzitutto nella casta arte di vivere. E, tuttavia, proprio questo fallimento se riusciamo a afferrarlo è il meglio che possiamo fare"» (Luigi Reitani, «Domenica - Il Sole 24 Ore»).

La follia di Hölderlin è già in via di traduzione in portoghese (Brasile, Ayiné), in inglese (Seagull), e spagnolo (Hidalgo).