Giulio Einaudi editore

Racconti dimenticati

Copertina del libro Racconti dimenticati di Elsa Morante
Racconti dimenticati
indice
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I racconti giovanili non compresi nello Scialle andaluso, una scelta di storie e novelle disperse in giornali e riviste, e un gruppo di «aneddoti infantili» che la stessa Morante progettava di pubblicare.

2002
Supercoralli
pp. XXI - 296
€ 16,00
ISBN 9788806161859
A cura di
Prefazione a cura di

Il libro

Si può definire questo libro un atto dovuto. Dovuto, in primo luogo, a Elsa Morante, di cui si raccolgono qui le primissime prove di narratrice, non come reliquie ma come antefatti essenziali per la ricostruzione e l’intelligenza di una personalità letteraria cosí centrale nel Novecento. Dovuto al pubblico sempre piú differenziato e indecifrabile dei lettori appartenenti alle nuove generazioni, i quali troveranno qui non solo di che soddisfare, ma anche di alimentare una curiosità storica e perfino antiquaria per i modi di vita e i costumi vigenti in Italia nel primo trentennio del secolo scorso: uno scenario ormai cosí remoto dalla nostra vita di oggi da sembrare quasi preistorico.

Cesare Garboli

Ascolta Carlo Cecchi che introduce e legge Racconti dimenticati di Elsa Morante.
Lo scolaro pallido e Cane
Il barone
Le ambiziose
Prima della classe e Lettere d’amore
I peccati

Dal programma di Radio 3 «Storie alla radio»

«La città era stata un tempo sede imperiale e conservava di quel periodo gli edifici di una maestà pomposa e troppo adorna. Lungo i ponti gettati sul fiume si levavano in gruppi avvinghiati e tempestosi enormi statue dalle vesti fluttuanti. Nelle piazze, le acque scrosciavano dentro fontane animate da giganti e da mostri, in mezzo a conchiglie e a strane flore; e in quei vasti luoghi, ogni suono riecheggiava come fra le muraglie di una rovina deserta. Se appena si alzava lo sguardo, s’incontrava dove un muto volto di pietra, dove un liscio ed immane ginocchio di bronzo. Dentro le chiese gravi di pinnacoli e di guglie, gli organi ricchissimi di canne rompevano scintillando l’ombra cava delle volte. E le facciate dei palazzi dai cornicioni dipinti, cariche di balconcini, di lesene e di cornici, davano alla città un volto fastoso e vario, che contrastava con la sua condizione attuale. Poiché l’impero da molti anni era caduto…»

dal racconto inedito Peccati

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