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Storia d’Italia. Le regioni VIII: L’Umbria
Il libro
«Umbria overo ducato di Spoleto», cosí si legge in margine alla carta di Giovanni e Cornelio Blaeu, redatta nel periodo 1623-31 e dedicata «All’Eccellentissimo e Reverendissimo Principe Francesco Cardinale Barberino, Vicecancellario e Nipote della S.S. Urbano VIII». In linea con l’elaborazione dei cartografi e dei geografi cinque-seicenteschi, da Flavio Biondo a Leandro Alberti e Giovanni Antonio Magini ” quella dicitura evidenzia una delle configurazioni assunte dal territorio regionale nel corso dei secoli. Al tempo stesso essa aiuta a comprendere come la regione, cosí come viene definita dopo il 1860, con la denominazione di Provincia dell’Umbria o di Perugia, sia piú il frutto di scelte politico-amministrative che il risultato di una vicenda unitaria. D’altra parte che l’Umbria attuale abbia al suo interno almeno due aree storiche, a cui si aggregano o da cui si distaccano nei diversi periodi altri territori, è un dato ampiamente noto. Il territorio perugino, che copre il nord-est dell’Umbria, e quello di Spoleto, il sud-ovest, hanno fin dall’antichità caratteri diversi, che si manifestano in modo piu o meno evidente anche in età contemporanea. Il Tevere delimita il territorio etrusco da quello popolato dalla stirpe umbra in età preromana; nell’alto medioevo il fiume definisce il confine tra il «corridoio» bizantino e il ducato di Spoleto; in età moderna sempre esso rappresenta il limite di divisione tra quest’ultimo e la Tuscia; il Tevere costituisce pure il margine di demarcazione linguistica tra i diversi dialetti che convivono nella regione. Tale distinzione è destinata a durare fino alla prima metà dell’Ottocento, quando Perugia acquisisce una preminenza rispetto alle altre città umbre. Con l’Unità tale primato rimane, anche se non è riconosciuto e viene continuamente sottoposto a contestazioni, che provengono da un ampio schieramento di centri e municipi che mal sopportano l’egemonia perugina. Accorpare l’intera regione intorno ai ceti agrari moderati e offrire un fronte unico ai confini dello Stato pontificio: questi i fattori determinanti della scelta di Gioacchino Napoleone Pepoli di costituire una sola provincia, annettendole territori legati ad altre realtà storiche e amministrative, come l’Orvietano, l’Eugubino e la Sabina. Ma questa forzatura non elimina le spinte centrifughe o le rivalità municipalistiche, che, pure soffocate, permarranno sotterranee. Ne è un sintomo il dibattito degli anni ’20 del Novecento sulla divisione della provincia in piú circoscrizioni amministrative, che mette in luce la tendenza, sempre all’erta, di varie città a sganciarsi da Perugia. li risultato è la nuova provincia di Terni, in cui vengono accorpati in modo casuale il circondario che fa capo al polo industriale e quello di Orvieto.
Dalla Premessa di Renato Covino e Giampaolo Gallo