Giulio Einaudi editore

Tre adattamenti teatrali (Sogno di una notte di mezza sbornia. La monaca fauza. Cani e gatti!)

Copertina del libro Tre adattamenti teatrali (Sogno di una notte di mezza sbornia. La monaca fauza. Cani e gatti!) di Eduardo De Filippo
Tre adattamenti teatrali (Sogno di una notte di mezza sbornia. La monaca fauza. Cani e gatti!)
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Infaticabile sperimentatore del linguaggio, delle forme e del ritmo teatrale, Eduardo De Filippo durante la sua lunga carriera produsse numerosi adattamenti di opere di altri autori, facendole proprie non semplicemente riscrivendole ma soprattutto recitandole. Una pratica con una lunga tradizione nella storia teatrale, da Plauto attraverso Shakespeare fino a Molère.

1999
Collezione di teatro
pp. VIII - 181
€ 11,36
ISBN 9788806150211
Introduzione a cura di

Il libro

Riuniti in un unico volume, Sogno di una notte di mezza sbornia di Athos Setti, La monaca fauza di Pietro Trinchera e Cani e gatti! di Eduardo Scarpetta, fanno luce su tre importantissimi momenti dell’«officina teatrale» di Eduardo De Filippo. E infatti, come sottolinea Roberto De Simone nella sua Introduzione, «un’attenta lettura delle tre commedie di autori diversi evidenziaun particolare aspetto del drammaturgo napoletano: quello dell’artigiano, impegnato nel suo lavoro quotidiano di elaboratore e analizzatore di linguaggi e forme teatrali». Cosi Eduardo taglia, cuce, manipola vecchie commedie adattandole alla realtà storica del suo tempo, perché «il teatro è vivo solo nel momento in cui una compagnia di attori recita davanti a un pubblico»: e mette mano alla commedia di Athos Setti, La fortuna si diverte, e la ribattezza Sogno di una notte di mezza sbornia (testo che già si era vestito del dialetto romanesco da Petrolini e di quello siciliano da Musco); con La monaca fauza, dell’avvocato Trinchera, risciacqua la sua lingua nel Sebeto, il mitico fiume napoletano; e infine «gioca in casa», mettendo mano a un celebre testo di papà Scarpetta, Cani e gatti! «Per tale motivo, – conclude De Simone, – se faceste una seduta spiritica e pronunciaste la frase rituale: “Se ci sei, batti un colpo! ” udreste a un tempo tre colpi, quelli di Trinchera, di Setti e di Scarpetta. Ma subito dopo la risata di Eduardo: “Che idioti che sono! Non hanno capito ancora che sono morti, e che adesso recitano solo in una mia commedia, che ho scritto apposta per loro”».

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