Giulio Einaudi editore

L’età della solitudine. E altri racconti

Copertina del libro L’età della solitudine. E altri racconti di Stephan Hermlin
L’età della solitudine. E altri racconti
Mondadori Store Amazon IBS La Feltrinelli Librerie.Coop
1991
Nuovi Coralli
pp. 137
€ 8,26
ISBN 9788806121280
Traduzione di

Il libro

Scritti fra il 1944 e il 1985, questi racconti narrano della resistenza tedesca a Hitler, di esilio in Francia, di collaborazionisti e maquisard negli anni di Vichy, dell’inquietante compresenza di letteratura e morte. Nel racconto “Il sottotenente Yorck von Wartenburg”, il primo della raccolta, Hermlin ci descrive gli ultimi istanti di un condannato a morte, uno degli ufficiali che parteciparono all’attentato a Hitler il 20 luglio del 1944, il quale vive in un’atmosfera sospesa fra realtà, sogno e allucinazione l’impossibile fuga, il ricongiungimento con i propri affetti e il riscatto della Germania. Protagonista del racconto che dà il titolo al volume – “L’età della solitudine” – è l’esule tedesco Neubert, che nella cella della Milizia di Petain rivive – in uno scorrere dei piani narrativi fra presente e passato – la propria relazione con Magda nella Francia occupata, la sua morte e la vendetta. Non manca nel libro una sorta di humeur noir, come nel racconto dal paradossale titolo “Arcadia”, dove un giovane traditore del maquis, pur accettando la sentenza capitale, contesta al tribunale popolare la scelta della corda: è troppo sottile per i suoi 82 chili. E infatti cederà, e l’esecuzione dovrà essere ripetuta, fra il canto degli uccelli sui rami dell’albero-capestro. Non meno paradossale è l’equivoco su cui è costruito il racconto “Uno scrittore famoso”: in un bistrot parigino Louis-Ferdinand Céline, riconosciuto in Hermlin un tedesco, si complimenta con lui per “il suo geniale, straordinario Fuehrer”, soggiungendo “verrà il giorno in cui metteremo al muro ebrei e bolscevichi e la Francia si libererà di loro”. Alla risposta chiarificatrice dell’esule, “il suo sguardo ancora pieno di entusiasmo e simpatia divenne sgomento e immobile, cercò qualcosa di adeguato da dire e a fatica gli uscì infine un alquanto misero – Ah, bon… – Girò sui tacchi e scomparve. Non l’ho mai più rivisto”.

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