Giulio Einaudi editore

La stella di Ratner

La stella di Ratner
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Un ragazzino geniale precipita - come Alice nella tana del bianconiglio - nel mondo folle e misterioso di un centro di ricerca: gli scienziati hanno ricevuto un segnale dalla stella di Ratner, il messaggio di un'intelligenza aliena che solo Billy è in grado di decifrare.
Il romanzo culto di Don DeLillo, per la prima volta tradotto in italiano, si rivela essere tra le sue opere più vertiginose e potenti, in cui l'ironia e il divertimento fanno da controcanto a note più profonde, vibrazioni sottili e minacciose «appena oltre la linea che segna la fine di questa vita». Se DeLillo dovesse riscrivere Alice nel paese delle meraviglie, il risultato sarebbe questo libro.

2011
Supercoralli
pp. 484
€ 24,00
ISBN 9788806189853
Traduzione di

Il libro

«Qualcuno ha detto che La stella di Ratner è il mostro al centro della mia produzione. Ma forse è come se fosse in orbita, in orbita attorno ai miei altri libri».
Don DeLillo

Billy Twillig è un premio Nobel, il più geniale matematico della sua epoca, il massimo esperto in un campo di studi così specializzato ed estremo da coincidere, praticamente, con la sua sola persona. E ha quattordici anni.
È stato prelevato da forze non meglio precisate e condotto in una località segreta dell’Asia centrale per partecipare all’Esperimento sul campo numero uno: un enorme centro di ricerca in cui studiosi di tutto il mondo cercano di raggiungere «la conoscenza. Studiare il pianeta. Osservare il sistema solare. Ascoltare l’universo. Conoscere noi stessi».
Billy è stato convocato perché rappresenta l’unica speranza per decifrare il mistero supremo: tempo fa, proveniente dalla lontana stella di Ratner, è giunto un segnale radio che ha tutta l’apparenza di un messaggio da un’intelligenza aliena. Ma nemmeno la più alta concentrazione di scienziati del pianeta è riuscito a decodificarlo. Finora.
Per la prima volta tradotto in italiano, La stella di Ratner è, fin dal suo apparire nel 1976, tra tutti i romanzi di Don DeLillo l’oggetto del culto più tenace, enigmatico e sotterraneo.
Qualche anno più tardi, tentando di spiegarne il segreto, lo stesso DeLillo dirà: «Ho provato a scrivere un romanzo che non solo avesse la matematica tra i suoi argomenti, ma che, in un certo senso, fosse esso stesso matematica. Doveva incarnare un modello, un ordine, un’armonia: che in fondo è uno dei tradizionali obiettivi della matematica pura». Un libro, in altri termini, in cui la forma e la teorizzazione della forma coincidono con il contenuto: in cui gli opposti si riversano l’uno nell’altro in una fuga senza fine, come in un nastro di Möbius o nel simbolo dell’infinito. E tutto ciò DeLillo lo fa con una versione postmoderna di Alice nel paese delle meraviglie (richiamata fin dai titoli delle due parti del romanzo: Avventure e Riflessi), costruendo un testo che riesce a essere al medesimo tempo un concentrato di humour, una satira delle umane, universali ambizioni e dei moderni fallimenti tecnico-burocratici, un «ritratto d’artista» e un romanzo di formazione. Ma forse la migliore descrizione della Stella di Ratner è racchiusa fra le pagine del libro: «un romanzo sperimentale, un’allegoria, una geografia lunare, una magistrale autobiografia, un criptico trattato scientifico, un’opera di fantascienza».