Giulio Einaudi editore

Koba il Terribile

Una risata e venti milioni di morti
Copertina del libro Koba il Terribile di Martin Amis
Koba il Terribile
Una risata e venti milioni di morti
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Stalin, «Koba» per gli amici, fu uno dei dittatori più sanguinari che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto. Ma fu anche un leader estremamente amato. E i suoi crimini, per molto tempo, apparvero quasi «necessari» non soltanto all'interno dell'Urss, ma soprattutto tra gli intellettuali liberal occidentali. Cosa provocò questa rimozione collettiva?

2003
Supercoralli
pp. 286
€ 17,00
ISBN 9788806167011
Traduzione di

Il libro

La storia più triste, scrive Martin Amis, è che «all’interno dell’Urss, per tutto il quarto di secolo del suo regime, Stalin fu un leader estremamente popolare». Anche Hitler fu popolare, ma a differenza di Stalin aveva perseguitato minoranze relativamente piccole. Le vittime di Stalin invece furono «maggioranze», come i contadini, che vennero decimati dalla carestia usata come arma di terrore.
Certo, la popolarità di Stalin era il prodotto di un indottrinamento capillare che iniziava fin dalla scuola materna. Stalin riuscì a far credere di essere all’oscuro delle malefatte della polizia segreta. Per esempio: due uomini si incontrano in una strada di Mosca nel periodo più buio del terrore: «Ah, se qualcuno lo facesse presente a Stalin!» commentano. Non è una barzelletta, la storia è vera e i due uomini erano due scrittori, Il¿ja Erenburg e Boris Pasternak. Ma se questa cecità è sconcertante, non lo è meno quella degli intellettuali liberal occidentali che avevano i mezzi, e avrebbero dovuto avere la lucidità e l’onestà, per valutare l’esperienza del comunismo sovietico. Perché i crimini di Stalin venivano giudicati in modo più indulgente rispetto a quelli di Hitler? Perché si poteva scherzare sui Gulag e sulla Siberia, quando nessuno avrebbe riso di Auschwitz?
Rispondere a queste domande, per Amis, non significa soltanto fare i conti con la propria coscienza. Koba il Terribile è anche una sorta di dialogo a distanza con il padre, Kingsley, scomparso nel 1995, che con il suo anticomunismo viscerale si trovava spesso su posizioni opposte a quelle del figlio, arrivando ad approvare in modo incondizionato la guerra americana in Vietnam. È quindi una discussione che continua, un modo per dire «avevi ragione anche se avevi torto», per ribadire le differenze e affermare nuove identità di veduta. Insieme a Kingsley Amis, un’altra figura emerge con grande vivezza da queste pagine, quella del suo migliore amico, Robert Conquest, uno dei maggiori storici dell’Urss. Attraverso i suoi studi fondamentali Conquest è stato il vero ispiratore di Koba il Terribile. Quando negli anni Novanta uscì una nuova edizione del Grande terrore (pubblicato per la prima volta nel 1968), l’editore inglese chiese a Conquest se volesse suggerire un titolo diverso. Conquest rispose: “Che ne pensi di Io ve l’avevo detto, razza di idioti?” Una possibile epigrafe di questo libro.