Giulio Einaudi editore

Il giardino luminoso del re angelo

Un viaggio in Afghanistan con Bruce Chatwin
Copertina del libro Il giardino luminoso del re angelo di Peter Levi
Il giardino luminoso del re angelo
Un viaggio in Afghanistan con Bruce Chatwin
indice
Mondadori Store Amazon IBS La Feltrinelli Librerie.Coop

Afghanistan, 1969. Peter Levi, gesuita e classicista, segue le tracce lasciate da Alessandro Magno nelle sue colonie d'Oriente. Bruce Chatwin, di vocazione nomade irrequieto, lo accompagna.

2002
Supercoralli
pp. IX - 301
€ 16,50
ISBN 9788806162511
Traduzione di
Postfazione a cura di
Prefazione a cura di

Il libro

Nel giugno 1969 Peter Levi, padre gesuita e professore di lettere classiche a Oxford, parte per l’Afghanistan con un compagno d’eccezione: Bruce Chatwin. Chatwin non ha ancora scritto nessuno dei libri che lo renderanno famoso, ma si è già conquistato i gradi di grande viaggiatore (quello con Levi è il suo terzo viaggio in Afghanistan). «In molti sensi, – dice Levi, – Bruce Chatwin rappresentava il compagno ideale: era una persona divertentissima e come bugiardo stracciava persino Ulisse, ma nel contempo era estremamente serio». Levi e Chatwin sembrano incarnare i due volti dell’irrequietezza nomade: lo studioso curioso ed erudito e il narratore appassionato ed estroverso, entrambi sulle tracce di un’idea, entrambi insofferenti della quotidianità occidentale. Ma Il giardino luminoso del re angelo non è solo la storia di un’amicizia, che peraltro va letta tra le righe, decifrando l’understatement di Levi. Come scrive Tiziano Terzani nella sua prefazione, questa è una vera «montagna d’oro» per chi voglia saperne di piú su quello che un tempo era l’Afghanistan. «Avevo trovato la guida ideale, il compagno perfetto, l’amico affine: Peter Levi, un gesuita con la passione dell’archeologia». Elegante, ricco e ironico, il libro assume oggi, di fronte alla distruzione dei monumenti e alla guerra che continua a sconvolgere il paese, un tragico e insostituibile valore di documento e testimonianza.

«Conservo un ricordo vivido di quel momento – il freddo, la strada vuota – forse perché non mi ero dato la pena di dormire. Bruce gracidava e scherzava. Avevamo appena finito di mettere in fila i bagagli per vedere se c’erano tutti quando apparve uno di quegli inconfondibili aggeggi che lavano le strade e innaffiò per bene noi e i bagagli, valigia per valigia».