Giulio Einaudi editore

Paralleli ovvero similitudini

Paralleli ovvero similitudini
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Le Parabolae di Erasmo sono un'opera del 1514 costituita da 1369 frasi brevissime in cui vengono fatti dei paragoni tra attività della vita quotidiana e comportamenti dell'uomo dal punto di vista morale. Nel commento si evidenzia per ogni aforisma la fonte (spesso Plutarco, ma anche Seneca, Plinio il Vecchio e altri) di volta in volta rielaborata piú o meno liberamente da Erasmo. Il libro è fratello minore degli Adagia e risponde allo stesso gusto per i motti, per il "pensiero breve", per la letteratura al servizio dell'etica. Tutto pervaso di cultura classica, non presenta soggetti e tematiche religiose. Fu un grande successo editoriale: ben otto edizioni successive ancora vivente l'autore, e poi riutilizzi di vario genere: come vademecum della saggezza degli antichi, i Paralleli diventeranno anche un manuale scolastico. Senza contare gli autori che in tutta Europa, per tutto il Cinquecento, hanno copiato lo schema e attinto a piene mani dal testo erasmiano. Lo propone in questa prima traduzione italiana Carlo Carena, che già di Erasmo ha tradotto l'Elogio della Follia e, per l'appunto, gli Adagia, e ha lungamente tradotto Plutarco. Dunque sa ben cogliere il passaggio di testimone fra i due. Accomunati da un tipo di riflessione morale che non è mai tetro moralismo ma anzi gusto per la vita. E sempre piacere della lingua, arguzia, sottile ironia.

2022
eBook
pp. XVIII - 670
€ 12,99
ISBN 9788858440872
A cura di
Traduzione di

Il libro

In una lettera a Ulrico Zasio del settembre 1514, un periodo di intensissima attività, Erasmo, grande esploratore, racconta di aver anche compilato da una «vasta collezione di gemme» un volumetto che non sa trattenersi dall’inviare all’amico. Esso contiene una serie di parabolae ricavate da alcuni sommi autori antichi. Il vocabolo tratto dal greco (collationes in latino) designa l’accostamento e l’allineamento di due termini, un enunciato e la sua spiegazione come metafora perlopiú etica e psicologica. Da un passo di alcuni scrittori antichi, monumenti di sapere e bellezza, Erasmo risucchia un pensiero e un motto sapienziale, unendo retorica ed etica; anzi, la formula dell’accostamento e del rimando stretto fra i due membri della parabola ammette poche intrusioni faconde. Il loro sapore deriva dalla duplice fonte, dall’utilità del motto e dall’efficacia della metafora. Per riprodurre e ottenere questo, si è costretti a uno straordinario esercizio di stile e a un’espressione limpida e concisa, appunto come una gemma. Il motto è utile per la conoscenza che procura della filosofia e dei migliori scrittori, per la capacità di convincere con poche piacevoli e studiate parole, che devono essere esaminate da vicino non sbadigliando pigramente bensí andando a fondo infaticabilmente. E allora si vedrà che quell’esile involucro designa e procura ciò che i grandi filosofi hanno tramandato in molti ponderosi volumi.
dall’introduzione di Carlo Carena

«Come l’edera si erge aggrappandosi ai rami degli alberi e sale con la forza altrui: cosí gli ignoti crescono grazie alla dimestichezza con i potenti, e poi soffocano coloro che li innalzano.

Come il ferro non usato si ricopre di ruggine: cosí il vigore dell’animo non impiegato in qualche attività.

L’attore aggiunge alla trama sentimenti e atteggiamenti suoi senza superare tuttavia le misure della sua parte e delle sue battute: cosí il magistrato eserciti le sue funzioni senza uscire da quanto fissato dal sovrano.

Come conviene prendere la via piú lunga se piú sicura, anziché la piú breve e rischiosa: cosí bisogna cercare ricchezze e gloria in modo tale da ottenerle tardi sicuramente anziché súbito pericolosamente».

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