Giulio Einaudi editore

I limiti del razionalismo etico

Copertina del libro I limiti del razionalismo etico di Erminio Juvalta
I limiti del razionalismo etico
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Questa nuova edizione de I limiti del razionalismo etico ripropone al lettore la raccolta delle principali opere di Erminio Juvalta a cura di Ludovico Geymonat che, nel lontano 1945, inaugurò la «Biblioteca di cultura filosofica».

1991
Biblioteca di cultura filosofica
pp. XXXI - 474
€ 36,15
ISBN 9788806125578
Prefazione a cura di

Il libro

Questa nuova edizione de I limiti del razionalismo etico ripropone al lettore la raccolta delle principali opere di Erminio Juvalta a cura di Ludovico Geymonat che, nel lontano 1945, inaugurò la «Biblioteca di cultura filosofica». Alla scelta originale si aggiunge qui il saggio postumo Il problema della pace che lo stesso Geymonat poté pubblicare solo nel 1946 sulla «Rivista di filosofia».«Le ragioni che militano a favore di questa nuova edizione di un libro ormai introvabile, – scrive Salvatore Veca nella Premessa – sono almeno tre. La prima, e più importante, dipende dalla convinzione meditata che le ricerche filosofiche di Juvalta sull’etica e sui suoi problemi siano fra le più penetranti e suggestive nel quadro della filosofia italiana di questo secolo. Le sue pagine sono esemplari per il rigore analitico, la coerenza intellettuale, la responsabilità scientifica e la genuina tensione morale e civile che esse rivelano al lettore. Questo è già un ottimo motivo perché il libro riprenda la sua circolazione nella comunità delle idee e della ricerca essenzialmente, anche se non solo esclusivamente, filosofica. La seconda ragione è connessa all’interesse crescente che, come è naturale in questo scorcio di fine secolo, la ricerca storiografica e la ricostruzione della storia delle idee mostrano nei confronti dei percorsi della filosofia postunitaria italiana, dei suoi rapporti con la ricerca europea, dei suoi caratteri permanenti e di lungo periodo, del variabile ruolo e della mutevole influenza o riconoscimento in differenti uditori di quell’attività che usiamo chiamare “filosofia”».La terza ragione, infine, riguarda lo stato della ricerca filosofica attuale e le questioni salienti nella discussione culturale e civile di oggi.