Giulio Einaudi editore

Lettere 1952-1955

Copertina del libro Lettere 1952-1955 di Elio Vittorini
Lettere 1952-1955
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Con questo volume riprende la pubblicazione delle Lettere di Vittorini, rimasta ferma al periodo 1933-1951. In questa nuova collana verranno prossimamente integrati e riproposti i volumi già usciti e sarà completata la serie in modo da raccogliere in una veste omogenea il corpus dell'intero epistolario.

2006
Opere
pp. XVI - 398
€ 75,00
ISBN 9788806184131

Il libro

Nelle lettere dal 1952 al 1955 si avvertono i segni di un distacco dai temi politici e dalle battaglie politico-culturali degli anni precedenti. L’attenzione di Vittorini si concentra sull’attività editoriale e sul rinnovamento della narrativa italiana. In particolare il lavoro per la collana dei «Gettoni» einaudiani mette in luce il suo rapporto di guida con tutta una giovane generazione di scrittori, ma anche la dialettica, a volte serrata, con gli altri collaboratori della casa editrice torinese, in particolare con Calvino. Ed è curioso seguire attraverso le lettere le posizioni dei due «contendenti»: Vittorini, nella sua aspirazione sperimentale (che anticipava, forse ancora confusamente, istanze che prenderanno corpo solo tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta), considera Calvino un difensore del naturalismo e del neorealismo; ma proprio Calvino da lì a pochi anni sarà scrittore molto più sperimentale di quanto Vittorini non abbia saputo essere nei suoi libri. Proprio questo è però il pregio degli epistolari: che si vedono le idee al loro nascere, o addirittura si colgono le tendenze di chi scrive prima che siano razionalizzate e storicizzate in categorie culturali. Tutte le lettere di questo volume sono testimonianza di un impegno serio e appassionato, di entusiasmo e difficoltà, e sono anche espressione di grandi soddisfazioni e confessione di impasse insuperabili, come per esempio quelle riguardanti l’ultimo romanzo, Le città del mondo, che dopo lo slancio delle prime 140 pagine, giudicate «perfette», procederà a fatica per essere infine abbandonato da Vittorini al destino di opera incompiuta.

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