Giulio Einaudi editore

Peter Handke

Peter Handke

Peter Handke è nato a Griffen, in Carinzia, nel 1942 e attualmente vive a Chaville, nei pressi di Parigi. Fra le numerose opere tradotte in Italia, citiamo Infelicità senza desideri (1976), Esseri irragionevoli in via d'estinzione (Einaudi 1976), La donna mancina (1979), L'ora del vero sentire (1980), Lento ritorno a casa (1986), Il cinese del dolore (1988), Saggio sulla stanchezza (1991), Saggio sul juke-box (1992), Saggio sulla giornata riuscita (1993), Canto alla durata (Einaudi 1995, ultima edizione «Collezione di poesia» 2016), Il mio anno nella baia di nessuno (1996), Un viaggio d'inverno (Einaudi 1996), Appendice estiva a un viaggio d'inverno (Einaudi 1997), In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa (1998), Lucia nel bosco con quelle cose lí (2001) e Un disinvolto mondo di criminali (Einaudi 2002). Handke ha inoltre firmato la sceneggiatura di alcuni film di Wim Wenders.

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2019

A volte penso di tornare in Austria, ma non è una via percorribile. Il mio centro del mondo è dove è mia figlia. Il mio tavolo è qui a Chaville, sono qui le mie matite, i miei alberi quando li attraversa il vento e quando di tanto in tanto regna una certa tranquillità. Del resto non saprei dove andare. Gli austriaci hanno perfettamente ragione a non voler avere a che fare con gente come me. Vogliono starsene fra di loro! È molto piú tranquillo e piú bello! Cosa c'entra un estraneo come me? Ogni popolo sente il bisogno di essere lasciato in pace. [...] Non mi sento a casa da nessuna parte, sono uno scrittore senza retroterra. Prima nel mondo avevo ancora dei luoghi. Ad esempio ero molto legato alla regione carsica dei Balcani. Ma la Iugoslavia non esiste piú, e quando sopraggiungono momenti di dolore ci i dice: Smettila di fare il bambino. [...] In una certa fase l' America, se paragonata all'Austria, anche per me ha significato la vastità. La letteratura e i film americani erano come delle scosse elettriche che ti attraversavano dalla testa ai piedi. [...]
Ho sempre oscillato fra mitezza e furore. È la mia condizione esistenziale, e a volte dà sui nervi anche a me. Quando i taliban hanno bombardato le statue del Buddha, che in fondo significano pace ed eternità, ho reagito con incomprensione davanti a quella che era una situazione di abbandono e solitudine e allo stesso tempo di cupa testardaggine. È stato allora che mi si è presentata un'immagine: quand'è che attaccheranno la Statua della Libertà, che sebbene in passato fosse importante, da molto tempo ormai non ha piú alcun significato? Però quando c'è della gente che muore, svanisce ogni possibilità di intendersi. D'altra parte, non si risvegliano i morti americani uccidendo degli afghani...

Peter Handke, «News», XLVI (2001)

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