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Storia delle immagini
Il libro
Le immagini stanno in mezzo alle parole e alle cose, e per questo si tratta di vedere come siano lontane da un’origine psichica come da una coscienza filosofica. La loro verità originaria appare legata alla costruzione degli oggetti figurati e alla loro osservazione insieme a un’azione-passione riflessa e deformata da uno specchio. Questa sarebbe una realtà piuttosto semplice se non si pensasse a un’energia visiva tra immaginazione e fantasia, che permette itinerari imprevedibili anche se direttamente legati a meccanismi di suggestione implicanti tecniche di seduzione e di simulazione. Una volta tesi i fili della rassomiglianza e identificate entro gli specchi del riconoscimento, le immagini diventano idoli leggeri e crudeli nei piú svariati processi di identificazione. Senza nessuna celebrazione per «la civiltà delle immagini», questo saggio di Manlio Brusatin descrive, secondo un metodo che definiremo di fenomenologia storico-critica, alcuni campi di produzione e manifestazione dell’immagine (le descrizioni figurate, le immagini immobili e sospese, l’identità e la somiglianza fisiognomica, la copia, la duplicazione, ecc.), seguendo una genealogia della forma accanto alle metamorfosi del discorso. Si può pensare che la parola non sia l’immagine dell’azione ma che l’immagine sia una parola originaria accanto alla stessa qualità dell’essere. Questa Storia delle immagini, prosecuzione della Storia dei colori (1983), costituisce con la Storia delle linee (1993) uno degli elementi inscindibili del trittico elaborato dall’Autore sui soggetti visivi.