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La Cecenia dei bambini
«Ci vuole poco per essere felici: basta la consapevolezza di essere ancora vivi».
Il libro
La lunga tragedia del Caucaso rivive nelle pagine straordinarie di questi componimenti scolastici, che i bambini e i ragazzi di Cecenia hanno scritto negli anni per raccontare la propria vita familiare. Storie di giovani e giovanissimi che assistono a violenze devastanti, memorie di ragazzi che ricordano decenni di soprusi, racconti di assuefazione precoce alla morte. È un’epopea che scorre dinanzi ai nostri occhi, nelle parole semplici e feroci di adolescenti già consapevoli della brutalità del quotidiano. È la storia orale di un popolo e del suo dramma senza fine, una storia che affonda le sue radici nell’impero zarista e che in questi anni è tornata ad interrogare le nostre coscienze. Su tutto, riemerge l’orgoglio di una nazione che dopo aver combattuto per secoli nel Caucaso contro i russi oggi rivendica nuovamente la propria identità.
«Una notte, quando cominciarono i bombardamenti, il nonno si spaventò a tal punto che ci potesse succedere qualcosa che non lo sopportò. La mattina dopo il bombardamento si mise a letto, nonostante che fosse un uomo molto forte. Rimase a letto tutto il giorno, la sera si sentì peggio e di notte morì, morì sotto i nostri occhi. Io e tutti gli altri attorno sembravamo impazziti. Un uomo stava morendo e noi non potevamo andare da nessuna parte a cercare un aiuto. La morte dunque avviene in maniera molto semplice e niente può ostacolarla. Quella notte probabilmente maturai di colpo di diversi anni. Mi sembrava di essere svuotato di ogni sentimento. Provavo soltanto voglia di morire».