-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
L’ultimo samurai
Tra i cento migliori romanzi del ventunesimo secolo secondo il «New York Times».
«Originale... ingegnoso... ludico: un libro meravigliosamente divertente».
James Wood
Pubblicato per la prima volta nel 2000, acclamato da critica e pubblico, dimenticato, ripubblicato nel 2016, riscoperto da critica e pubblico, accolto tra i cento migliori romanzi del ventunesimo secolo dal «New York Times», L'ultimo samurai è diventato un classico prima di diventare maggiorenne. È la storia di Ludo, bambino prodigio che legge greco antico e giapponese all'età di cinque anni. Spinto dalla madre Sibylla allo studio dei Sette samurai di Kurosawa, Ludo parte alla ricerca di una figura paterna in carne e ossa. Dovrà essere il samurai piú adatto a difendere il minuscolo villaggio di intelligenza che ha costruito insieme a Sibylla in un misero appartamento di Londra.
«Un libro come una Molotov, un'esperienza incendiaria capace di aprire una breccia nella banalità della vita, del lavoro e dell'amore per raggiungere la vera grandezza».
«Off the Shelf»
Il libro
Per soddisfare la sete di conoscenza del quattrenne Ludo, la madre Sibylla lo introduce all’alfabeto greco, ai misteri dell’aoristo e alla lettura dell’Odissea, beninteso in originale. D’altronde, prima comincerà a impadronirsi del sapere, meglio è. Nonostante i commenti e gli sguardi esterrefatti dei passeggeri, il bambino porterà a termine l’omerica missione sulle carrozze della Circle Line di Londra, dove il riscaldamento è gratuito e tempo per leggere ce n’è a volontà. È solo una delle tante tappe di una ricerca che ha come protagonista questa strampalata coppia di madre single, incatenata a un lavoro poco gratificante come la battitura di tutte le annate di «La maglia moderna», e figlio unico straordinariamente dotato. Una ricerca intellettuale incessante, che fra le altre cose ha per oggetto una moltitudine di lingue: arabo, ebraico, inuktitut, norreno. E forse con maggiore insistenza, la lingua giapponese dei Sette samurai di Akira Kurosawa, film feticcio cui Sibylla ricorre innumerevoli volte per fornire a Ludo dei modelli maschili. La ricerca che occupa il centro del romanzo è in effetti quella di una figura paterna, considerato che la vera identità del genitore viene dapprima taciuta dalla madre e poi ripudiata da Ludo. Parte cosí l’avventurosa e struggente quête di un sostituto: il piccolo Telemaco di questa Londra di fine millennio, ormai undicenne, mette ciclicamente alla prova un pretendente di sua scelta e lo sfida – bastone alla mano, certo che «un buon samurai parerà il colpo» – per saggiarne le capacità intellettuali e genitoriali. Pubblicato per la prima volta nel 2000, al termine di una vicenda editoriale tormentata quanto avvincente di cui la nuova introduzione di Elena Dal Pra dà conto, L’ultimo samurai rivede ora le stampe, in una traduzione rivista e aggiornata, e ci consente di apprezzare ancora una volta un romanzo capace, nelle parole di A. S. Byatt, di «fare tutte le cose fondamentali di cui un lettore ha bisogno, da Peter Pan all’Odissea, da Casa desolata a L’incanto del lotto 49». Un romanzo che una recente classifica del «New York Times» ha voluto inserire fra i cento migliori del ventunesimo secolo.
«DeWitt sfida i limiti della forma romanzo; leggerla fa venir voglia di sfidare i limiti della propria mente».
«The Paris Review»