Giulio Einaudi editore

Maurizio de Giovanni «Troppo freddo per Settembre»

«Un maestro del thriller e di psicologia femminile».
Chiara Moscardelli, «tuttolibri – La Stampa»

Maurizio de Giovanni

Giacomo Gravela, un professore di italiano in pensione, viene trovato morto nel sottotetto dove la sera si ritirava a dormire. Pare che a ucciderlo sia stato il monossido di carbonio di una vecchia stufa, ma il magistrato De Carolis non crede a una disgrazia.

Gelsomina Settembre, detta Mina, indomabile, sottopagata, splendida – suo malgrado provocante – assistente sociale nei Quartieri Spagnoli, viene coinvolta nel caso dalla madre di Rosario Contini, appena uscito dal carcere e sospettato dell'omicidio dell'anziano, che era stato suo insegnante. Mina, al solito intuitiva ed empatica, accetta di occuparsene e trascina con sé il bellissimo dottor Gammardella, ginecologo del consultorio in cui lavora, sottraendolo per un po’ all’adorazione delle sue pazienti.

«De Giovanni è eccezionale nel descrivere Mina, i suoi ideali, le sue disavventure sentimentali e lavorative. Riesce a entrare nella psicologia femminile con un'eleganza e un'ironia senza pari» (Chiara Moscardelli, «tuttolibri – La Stampa»).

Cacciarsi nei guai, poi, quando tutto sembra perduto, risolvere la situazione con un colpo di genio e una buona dose di follia è il grande talento della protagonista, intorno alla quale de Giovanni costruisce «un romanzo delicato, ironico, a tratti esilarante con un caleidoscopio di personaggi profondi e al tempo stesso divertentissimi. De Giovanni è un maestro del giallo, ma lo è altrettanto della bizzarra e spesso incomprensibile, almeno per gli uomini, psicologia femminile» (Chiara Moscardelli, «tuttolibri – La Stampa»).

Secondo Maurizio Crosetti, in Troppo freddo per Settembre «più della storia, per de Giovanni contano i personaggi e le loro ragioni. Bisogna mettere a posto le cose in senso etico, rovesciare quel luogo comune chiamato Napoli e dargli riconoscibilità universale: in Italia, sembra che i narratori di genere lo sappiano fare più e meglio degli "scrittori scrittori", sono loro ormai a raccontarci davvero i luoghi, i territori, i dialetti, le sfumature di una lingua in cui la forma è sostanza» («Robinson – la Repubblica»).

Mina «è fuori posto: nel mondo altoborghese in cui è nata, per la sua sensibilità sociale forte, ai Quartieri Spagnoli perché è una signora di quelli alti. Vive nella cameretta dove era bambina, lei è profonda e squattrinata e le amiche sono tutte ricche e superficiali... È fuori posto anche affettivamente perché innamorata persa del collega ginecologo che tratta malissimo, ma anche con il suo passato perché l'ex marito la protegge come se fosse una ragazzina capricciosa. E poi ha un corpo e un volto che non quadrano con ciò che vuole essere. La chiave narrativa è che Mina viene raccontata nelle sue assolute stonature» (Maurizio de Giovanni intervistato da Ida Palisi, «Il Mattino»).

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