Giulio Einaudi editore

Timira

Romanzo meticcio
Timira
Romanzo meticcio
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«Siamo tutti profughi, senza fissa dimora nell'intrico del mondo. Respinti alla frontiera da un esercito di parole, cerchiamo una storia dove avere rifugio».

Wu Ming 2, Antar Mohamed, Timira

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Dai primordi del fascismo alla fine della Guerra Fredda, settant'anni di storia visti con gli occhi di un'italiana dalla pelle scura.

2012
Stile Libero Big
pp. 536
€ 20,00
ISBN 9788806205928

Il libro

In un capolavoro del neorealismo, Riso amaro di Giuseppe De Santis, oltre a Silvana Mangano in hot pants compare una strana mondina nera. Il suo nome è Isabella Marincola, ma in Somalia si farà chiamare Timira. Donna appassionata e libera, nata nel 1925 a Mogadiscio, è una figura nascosta e leggendaria, uno scrigno di storie intrecciate, tra Europa e Africa, che questo libro per la prima volta disseppellisce.
Timira è un «romanzo meticcio» che mescola memoria, documenti di archivio e invenzione narrativa. Scritto da un cantastorie italiano dal nome cinese, insieme a un’attrice italosomala ottantacinquenne e a un esule somalo con quattro lauree e due cittadinanze. Per interrogare, attraverso l’epopea del passato, un tempo che ci vede naufraghi, sulla sponda di un approdo in fiamme.
Questo tempo dove ci salveremo insieme, o non si salverà nessuno.

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Timira. Alcune date

8 dicembre 1923. Sbarca a Mogadiscio il governatore De Vecchi, detto «Sciupone l’Africano», quadrumviro della Marcia su Roma. Ha richiesto via telegramma un’accoglienza trionfale.

16 settembre 1925. Mogadiscio. Ashkiro Hassan dichiara al regio notaio dottor Bottazzi di aver dato alla luce una bambina, Isabella Marincola, in seguito a unione illegittima.

29 settembre 1925. Somalia Italiana. L’ufficiale di fanteria Giuseppe Marincola ottiene una licenza di 210 giorni e lascia l’Africa insieme a suo figlio Giorgio, che ha appena compiuto due anni.

1 marzo 1928. Umberto di Savoia assiste alla consacrazione della Cattedrale di Mogadiscio, «la piú vasta chiesa di tutta l’Africa Orientale».

4 maggio 1945. Val di Fiemme. Tra i cadaveri dell’ultima strage nazista sul territorio italiano, viene trovato il corpo di un ragazzo di colore. Ha sulla pelle il marchio del lager di Bolzano. Molti pensano si tratti di un soldato inglese.

11 gennaio 1948. Mogadiscio. Settantuno persone muoiono in una giornata di tumulti contro l’assegnazione della Somalia all’Italia in amministrazione fiduciaria.

Autunno 1969. Muhammar Gheddafi prende il potere in Libia. Siad Barre prende il potere in Somalia. In Italia la strage di piazza Fontana inaugura la strategia della tensione.

20 settembre 1985. Mogadiscio. Petali di garofano e colpi di cannone salutano la visita ufficiale del primo ministro italiano Bettino Craxi.

27 gennaio 1991. Dopo un mese di combattimenti, Siad Barre è costretto a fuggire da Villa Somalia.

Maggio 1991. L’ambasciatore Sica fa rimpatriare l’ultima cittadina italiana rimasta a Mogadiscio. Dal passaporto risulta chiamarsi Isabella Marincola, ma in altri documenti compare come Timira Hasan. In Italia ha un figlio, ma non una casa.

23 febbraio 2012. La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia per aver respinto verso la Libia ventiquattro profughi somali ed eritrei intercettati in acque internazionali. In Somalia si combatte ancora.

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