Giulio Einaudi editore

Il rosso e il nero

Cronaca del XIX secolo
Il rosso e il nero
Cronaca del XIX secolo
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Le grandi traduzioni

«La traduzione non è un servizio, né un trasferimento da una lingua all'altra. È un atto dello scrivere. La traduzione è una forma propria della scrittura».

Daniele Del Giudice

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«Amo soprattutto Stendhal perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca».

Italo Calvino

2013
Supercoralli
pp. 528
€ 24,00
ISBN 9788806214678
Traduzione di

Il libro

Scritto tra la fine del 1829 e la prima metà del 1830, Il rosso e il nero è il secondo romanzo di Stendhal. L’autore ne corregge le bozze proprio durante le giornate della Rivoluzione di luglio, che liquida la Restaurazione e inaugura la monarchia borghese di Luigi Filippo. Di questo passaggio cruciale della storia francese Stendhal restituisce con crudele fedeltà non la cronaca (malgrado il sottotitolo del romanzo), ma lo spirito, muovendo dalla realtà della provincia per approdare a Parigi, dove da sempre si annodano e si sciolgono i destini politici della Francia. L’impietosa analisi storica non esaurisce tuttavia la complessità della vicenda e del suo protagonista. L’ostinata rivolta di Julien Sorel non è riducibile semplicemente all’acuto senso della propria inadeguatezza economica e sociale. La sua non è coscienza di classe, e Il rosso e il nero non è il romanzo dell’ambizione e della scalata ai vertici della società: Stendhal non è Balzac. Julien Sorel affronta il mondo brandendo la propria inferiorità sociale come un’arma, ma il mondo creato dalla potenza del denaro lo disgusta, anche se tanto spesso deplora l’umile condizione in cui la sorte lo ha fatto nascere. Perciò rimpiange l’epoca napoleonica (di cui questo romanzo rafforza il mito, nato già all’indomani di Waterloo), convinto com’è che allora fosse possibile affermarsi soltanto grazie ai propri meriti. Il rosso e il nero è il romanzo dell’esasperata consapevolezza di sé e della propria dignità, ma anche della vanità, dell’amor proprio, del risentimento. Racconta la guerra, persa in partenza, di un individuo contro tutti. Julien Sorel è un corpo estraneo in qualunque ambiente si venga a trovare, non si lascia integrare, e non sa cedere alla spontaneità nemmeno nell’amore. Maniaco della strategia, ha l’ossessione del controllo, su di sé e sugli altri, ma anche tutta l’ingenuità di chi vorrebbe imporsi in un mondo ostile senza conoscerne né accettarne fino in fondo le regole. Solo in rarissimi momenti si concede di essere sincero con se stesso, nella solitudine della natura o, alla fine, nel felice isolamento del carcere, in attesa della ghigliottina.