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Mai più come ti ho visto
«Tradurre testi letterari è bello. Consente
di impossessarsene a proprio uso,
e nel contempo - se lo vogliamo, se ne siamo
capaci, molto o poco - di farne dono ad altri.
Inoltre, dopo tutti questi anni, il pensiero
di non tradurre nulla per un periodo prolungato
mi dà un inevitabile senso di vuoto, di routine
sconvolta. Di una routine, peraltro, che ha
una sua natura molto specifica che potrei
definire la felicità del traduttore».
Massimo Bocchiola
Il libro
Massimo Bocchiola racconta il suo mestiere di traduttore letterario, colui che insegue per centinaia, migliaia di pagine le parole degli altri, senza mai davvero raggiungerle, come un Achille «che rincorra Achille». E riflette sul legame fra la traduzione e il tempo. Restituire un testo in un’altra lingua significa far rivivere il passato, modificarlo, rendere la sua eco infinita, e quindi in qualche modo superare il limite, sconfiggere la morte. Mai piú come ti ho visto è uno splendido saggio-memoir, ma anche una entusiasmante scorribanda letteraria, da Omero a Gadda a Beckett, da Ritsos a Lorca a Chateaubriand, da Nabokov a Auden a Borges, passando per il rugby, i gangster, il canto dei dugonghi e la Turandot.
***
«Tradurre è un po’ come spalare carbone. Lo sollevi con il badile e lo rovesci nella fornace. Ogni pezzo è una parola, ogni palata è una nuova frase, e se hai la schiena abbastanza forte, e la resistenza che serve a continuare per otto o dieci ore al giorno, riuscirai a tenere acceso il fuoco».
Paul Auster