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Sui colli all’alba
Una nuova inchiesta di Sarti Antonio, sergente, costretto a dipanare un imbroglio colossale, fra rivoluzionari sprovveduti, colleghi pasticcioni e una ricca borghesia che sembra vivere in un mondo a parte, dove persino l'amato caffè ha un gusto diverso.
Il libro
Si chiamava Claudia Giacometti, faceva l’operaia ed era seguace di un’organizzazione di estrema sinistra. Sarti Antonio, sergente, la trova nuda e morta strangolata nell’ufficio del suo datore di lavoro, l’industriale del caffè solubile Costantino de’ Chiari. Che sia un delitto passionale? Ne ha tutta l’apparenza. Claudia era fidanzata con Piergiorgio Laffi, un operaio che se la svigna appena il cadavere della giovane viene scoperto. La logica suggerisce che per risolvere il caso, sia sufficiente mettere le mani sul fuggiasco. Invece no. Laffi non si trova, a casa sua è rinvenuto un arsenale che riconduce a un’organizzazione rivoluzionaria e, come se non bastasse, qualcuno rapisce Costantino de’ Chiari e chiede per la sua liberazione un riscatto iperbolico.
Ancora una volta, il povero Sarti Antonio è nei guai. Fino al collo, come si dice. Tutto questo in una città, Bologna, mai cosí sorniona e ingannevole. La città dove ogni cosa ne nasconde un’altra. La città del mistero, «una delle città piú interessanti per il giallo italiano o per il romanzo, se cosí si preferisce», come scrive Oreste del Buono, in un testo d’annata ripubblicato come postfazione.