Giulio Einaudi editore

Le poesie

Le poesie
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In 2 volumi

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Dolce tristezza, pur t'aveva seco,
non è molt'anni, il pallido bambino
sbocconcellante la merenda, chino
sul tedioso compito di greco...
Piú tardi seco t'ebbe in suo cammino
sentimentale, adolescente cieco
di desiderio, se giungeva l'eco
d'una voce, d'un passo femminino.
Oggi pur la tristezza si dilegua
per sempre da quest'anima corrosa
dove un riso amarissimo persiste,
un riso che mi torce senza tregua
la bocca... Ah! veramente non so cosa
piú triste che non piú essere triste!

2016
Collezione di poesia
pp. 464
€ 22,00
ISBN 9788806231866

Il libro

Gozzano, cosciente dell’obsolescenza, non finge entusiasmi, e non si getta dentro: è il suo vero esilio. La sua linea di condotta è gustosamente paradossale: anziché fabbricare il moderno destinato all’invecchiamento, come accade per i vini di buona annata e per ogni neue Dichtung, cioè l’obsolescenza, fabbrica direttamente l’obsoleto, in perfetta coscienza e serietà. Ciò che è di moda è da lui contemplato e assunto come già démodé: il tocco da fantino è subito percepito come esotico nel tempo, esattamente al modo in cui (rovesciato il procedimento) la fotografia è una «novissima cosa». Il segreto di una poetica degli oggetti, se vogliamo, è tutta qui: si tratta di intendere che tutto è datato, irrimediabilmente datato («Adoro le date. Le date: incanto che non so dire…»), e che dunque, in partenza, la degradazione del consumo fa di ogni immagine, di ogni «bella cosa viva», una «vecchia stampa», anche e soprattutto ove si tratti di realtà di forte evidenza «moderna», come avviene per l’automobile di Totò Merúmeni, e per presenze affini. Non resta che coltivare cose «vestite di tempo»: ma tutto è già vestito di tempo, ormai. E a questo punto si può procedere, come con Carlotta, al capitale «esperimento», in regime di commedia: non c’è «bella cosa viva» che non si renda percepibile se non per «travestimento». E si ottiene questo Gozzano che conosciamo, «sempre ventenne» sì, ma «come in un ritratto», poeta parodico per eccellenza, e per emergenza di situazione, che rimaneggia e lima, o impavidamente cita, «i versi delicati | d’una musa del tempo che fu già».
dall’Introduzione di Edoardo Sanguineti

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