Giulio Einaudi editore

La lunga notte

La lunga notte
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Come una Gloria Swanson in Viale del tramonto, Sibilla rivive il suo mondo perduto e soprattutto quello del suo amato Comandante, un gerarca fascista e aguzzino per la Repubblica sociale. Nella sua ultima recita racconta gli «splendori» della loro vita e del fascismo mescolando realtà e fantasia, ingenuità e malizia, tragedia e avanspettacolo. Di fronte a lei un cronista semicieco cerca se stesso, i suoi ricordi, il suo passato che è stato il passato di un'intera nazione.

2010
Letture Einaudi
pp. XIV - 372
€ 22,00
ISBN 9788806201845
Prefazione a cura di

Il libro

Pubblicato nel 1987, La lunga notte è il romanzo di una morte e di una rinascita collettiva. Mescolando il tragico e il comico come sapeva fare magistralmente sia nella scrittuta che nella pittura, Tadini ha dato un libro chiave per la coscienza degli italiani.

«Qualcosa – qualcuno – era rimasto lí, in quel tempo e in quel posto. e trasmetteva in diretta. Da Milano! Dal ’45!»

«Seguendo le tracce di un tesoro che sembra sia stato abbandonato alla fine della guerra dall’esercito tedesco in ritirata, un giornalista arriva sul lago di Como, nella villa di un ex gerarca fascista. Ma il gerarca è appena morto. E in una lunga notte, Sibilla, la sua vedova, ne racconta la storia. Una specie di poema, secondo le sue intenzioni. Ma poema o cronaca, anzi, cronaca nera che sia, in questa storia del comandante c’è, bene o male, anche la storia dell’Italia, dal primo fascismo fino ai giorni nostri. La Roma degli anni prima della guerra, la Milano della Repubblica di Salò e dei giorni della Liberazione… Qui, poi, a proposito della Milano di quel periodo, il giornalista “raddoppia” il racconto di Sibilla ricordando i suoi ricordi di ragazzino: un aprile sfolgorante in cielo e in terra, le luci che si riaccendono di colpo dopo tutto quel nero, dopo quella specie di interminabile passaggio attraverso le strade e le case di una città infernale… Come se il racconto si sforzasse di rifondare miticamente una realtà, una città… E nel racconto del giornalista entra in scena una specie di soggetto collettivo».

Emilio Tadini da Autodizionario degli scrittori italiani

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