Giulio Einaudi editore

Il trattato di Manu sulla norma

Manavadharmasastra
Il trattato di Manu sulla norma
Manavadharmasastra
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Composto probabilmente nel II secolo avanti Cristo e per tradizione attribuito al mitico figlio di Brahma, capostipite dell'umanità, il Trattato di Manu sulla norma è uno dei piú celebri testi antichi di norme etico-politico- giuridiche del mondo antico. È stata una delle primissime opere in sanscrito a essere tradotta in una lingua occidentale (in inglese, nel 1794) e ha avuto lettori entusiasti come Nietzsche.

2010
Nuova Universale Einaudi
pp. LX - 382
€ 35,00
ISBN 9788806199777
Prefazione a cura di

Il libro

Composto probabilmente nel II secolo avanti Cristo e per tradizione attribuito al mitico figlio di Brahma, capostipite dell’umanità, il Trattato di Manu sulla norma è uno dei piú celebri testi antichi di norme etico-politico- giuridiche del mondo antico. È stata una delle primissime opere in sanscrito a essere tradotta in una lingua occidentale (in inglese, nel 1794) e ha avuto lettori entusiasti come Nietzsche. La sua fama è legata alla vastità delle sue trattazioni, che spaziano dai criteri per l’amministrazione della giustizia alle regole per la vita familiare, dalle dottrine cosmogoniche alle indicazioni pratiche sull’alimentazione. Ma è stato anche uno strumento ideologico e di controllo sociale prediletto dalle compagini brahmaniche ortodosse e viceversa contestato da coloro che, in vari tempi e per varie ragioni (buddhisti, classi subalterne¿), si sono sentiti oppressi dalla cultura dominante. Per la prima volta tradotto in italiano direttamente dal sanscrito (sulla base della piú accurata edizione critica), il Trattato di Manu viene qui proposto come opera indispensabile per capire la cultura dell’India, al pari delle grandi saghe epiche del Mahabharata e del Ramayana.

«La fama del Manavadharma¿astra è senz’altro legata alla vastità e all’esaustività delle sue trattazioni in materia di condotta, regalità, criteri per l’amministrazione della giustizia, regole per la vita familiare, norme per la formazione degli intellettuali, dottrine cosmogoniche, pratiche ascetiche, etica religiosa, ecc. L’ampiezza e il carattere dei suoi contenuti hanno costituito la ragione del suo primato, riconosciuto sia dai commentatori classici indiani sia dai funzionari britannici ottocenteschi. Costoro se ne sono ampiamente serviti per costruire la cornice giuridica con cui hanno tentato di regolamentare e dominare il complesso orizzonte sociale e culturale delle colonie sudasiatiche. Il Trattato di Manu sulla norma, per il suo statuto e la lunga storia della sua ricezione, è dunque un testo da cui non può prescindere chi si pone in una prospettiva comparativa consapevole della dimensione globale delle pratiche intellettuali».

dall’introduzione di Federico Squarcini e Daniele Cuneo

«1.87. Colui il cui splendore è grande (mahadyuti) ha congegnato attività distinte per quanti sono nati dalla sua bocca, dalle sue braccia, dalle sue cosce e dai suoi piedi. 1.88. Per il brahmanaquesti ha congegnato l’insegnamento e lo studio del Veda, il sacrificio e la celebrazione di sacrifici, il fare e il ricevere doni. 1.89. Allo ksatriya ha assegnato la protezione delle creature, il dono, l’offerta dei sacrifici, lo studio del Veda e il non-attaccamento agli oggetti dei sensi. 1.90. Al vai¿ya ha assegnato la protezione degli animali, il dono, l’offerta dei sacrifici e lo studio del Veda, nonché il commercio, il prestar denaro e l’agricoltura. 1.91. Ma è una sola l’azione che il possente ha assegnato allo ¿udra: obbedire alle altre classi senza rancore».

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