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Il commissariato di Pizzofalcone non è più una presenza precaria nel quartiere: una serie di brillanti operazioni e un lavoro di squadra ormai collaudato lo hanno reso un riferimento stabile. «La metamorfosi da accozzaglia di "poliziotti rottamati" da altri commissariati - questo erano all'origine i Bastardi - ognuno con qualcosa da farsi perdonare nel suo percorso professionale, a team dove ognuno può contare sull'altro; la trasformazione da compagine di "teste matte" abituate a pensare solo per sé a una famiglia dove ci si sostiene e all'occorrenza ci si sopporta è una delle chiavi del successo di questi romanzi polizieschi, ispirati alla serie dell'“87º Distretto” di Ed McBain e approdati con successo anche in tv» (Severino Colombo, «Corriere della Sera», link).
Sta arrivando la primavera, con i suoi colori, i suoi profumi e le sue luci; ed è proprio in una splendida mattina di primavera, con la città illuminata da una luce perfetta, che viene ritrovato il cadavere di un uomo. È Savio Niola, proprietario di un chiosco dei fiori; per la vista non è un bello spettacolo, chi l'ha ucciso si è accanito non solo sul suo corpo, ma anche su tutto ciò che aveva intorno.
La squadra del vicequestore Palma si mette subito al lavoro, con la vicecommissaria Martini che sostituisce Pisanelli, reduce da una grave malattia. «All’interno dell’indagine, come al solito, i Bastardi di Pizzofalcone avranno modo di specchiare se stessi e la propria vita» (Maurizio de Giovanni).
Le ipotesi emergono pian piano. Niola, settantaquattro anni, aveva avuto un momento di celebrità per essersi esposto contro il racket. Era nel mirino dei clan? O a ucciderlo è stato il giovane che ospitava in casa e con cui lo hanno sentito litigare?
Ancora una volta de Giovanni attrae il lettore con una vicenda in cui si intrecciano violenza, mistero e ironia.
Un caso difficile, delicato, e «la bravura dell’autore sta nella capacità di far passare anche altro […] In Fiori i temi che si muovono sottotraccia sono quelli della vita di quartiere, dei negozi che chiudono, dei luoghi che sono, tornano, diventano presìdi di legalità e socialità; dei giovani che non si arrendono a una crisi del presente che uccide i sogni di futuro» (Severino Colombo, «Corriere della Sera»).