Giulio Einaudi editore

Uno degli effetti dello straordinario successo de La regina degli scacchi, la miniserie prodotta da Netflix e tratta dall’omonimo romanzo di Walter Tevis, è stato quello di riaccendere la passione del grande pubblico per il nobile gioco di strategia.

Il 27 novembre l’NBC News scrive che è diventato «improvvisamente uno dei giochi in cima alle liste dei desideri di queste festività natalizie», aggiungendo che «i rivenditori stanno lottando per averlo in magazzino» (link).

Negli Stati Uniti tutta questa attenzione sta riportando in auge anche molti libri le cui storie ruotano intorno agli scacchi. Agli orfani della serie proponiamo di seguito alcuni titoli presenti nel catalogo Einaudi.

Il più recente è Il gioco degli dèi di Paolo Maurensig, uscito nel 2019 nei Supercoralli. È la storia di Malik Mir Sultan Khan, lo scacchista che ha battuto Capablanca, l’uomo misterioso di cui parla tutta New York, un enigma per chiunque lo incontri. Per Cristina Taglietti l’autore «restituisce verità storica allo “scacchista con il turbante”, un personaggio che sembra uscito dalle pagine di Kipling. La breve carriera del giovane servo rispecchia la tentata rivolta dell’India all’imperialismo britannico. Nel gioco degli scacchi lo scrittore cela anche il gioco del mondo» («Sette – Corriere della Sera»).

Maurensig ci regala il ritratto sorprendente di un personaggio che ribalta continuamente l’immagine del campione, e i nostri pregiudizi occidentali. «Si potrebbe azzardare che ha il passo del classico […] Il gioco degli dèi scorre sospeso tra romanzo di formazione e avventura, con un incedere tra Dickens e il Sandokan di Salgari» (Crocifisso Dentello, «il Fatto Quotidiano»).

Nel 2015 è stato pubblicato nei Tascabili Novella degli scacchi, «il miglior racconto di Stefan Zweig» (Daniele Del Giudice). Un classico scritto pochi mesi prima che l’autore si suicidasse nella città brasiliana di Petrópolis. È un’inquietante favola, «un piccolo contributo – come sostiene con dolorosa ironia il protagonista – a questa nostra epoca così grande e soave».

In queste pagine la guerra tra cultura e ignoranza, intelligenza e meschinità si consuma tra le pedine di una scacchiera. Un racconto che, alle porte della Seconda guerra mondiale, mostra un mondo che sta scivolando sempre più in basso.

Per Zweig gli scacchi sono l’unico gioco «fra tutti quelli ideati dall’uomo che sovranamente si sottrae alla tirannia del caso e consegna la palma della vittoria esclusivamente all’intelletto o, meglio, a una certa forma di talento intellettuale. Definendo gli scacchi un gioco, non ci si rende però già colpevoli di un’offensiva limitazione?» (p. 14)

Sempre nel 2015 Stile Libero ha pubblicato L’uomo degli scacchi di Peter May. È l'episodio conclusivo, dopo L'isola dei cacciatori di uccelli e L'uomo di Lewis, del trittico poliziesco che in Inghilterra ha venduto oltre un milione di copie.

Qui il lettore incontrerà «una scacchiera gigante, ogni casella delle dimensioni di sessanta centimetri quadrati. I pezzi di Whistler riempivano la scacchiera, fieri guerrieri vichinghi compiaciuti, nel loro campo di battaglia bianco e nero, con i movimenti sincronizzati alla partita che si stava giocando nella chiesa, ogni mossa trasmessa ai volontari che muovevano i pezzi con dei walkie-talkie» (p. 307). E i pezzi saranno molto importanti per lo sviluppo della trama.

«L’uomo degli scacchi offre un’esperienza quasi viscerale: camminiamo anche noi, con Fin, sulle scogliere spazzate dal vento e accanto ai laghi prosciugati. Per i lettori sarà dura accomiatarsi da questo personaggio, ma bisogna rendere merito a Peter May di aver tenuto fede al progetto di una perfetta trilogia».
«The Independent»

Scacco a Dio è una raccolta di racconti firmata da Roberto Vecchioni nel 2011. I personaggi di queste storie sono decisamente speciali: hanno sfidato Dio inventandosi un destino diverso da quello che sembrava già scritto. Grandi uomini che tutti conosciamo, si direbbe. Eppure questa parte della loro storia nessuno ce l'aveva raccontata. Così scopriamo, nel racconto che ha dato il titolo al libro, che il campione del mondo di scacchi Capablanca non ha perso il suo titolo come credevamo…

«I campioni di scacchi o si odiano tra loro o non si considerano affatto. Per Alekhine e Capablanca non era così. Non si poteva forse parlare di amicizia, ma di certo si rispettavano e si trovavano simpatici, probabilmente proprio perché così diversi, cosi all’opposto. Capablanca giocava a scacchi come fosse nato a far quello e basta: ce l’aveva dentro come un linguaggio, come un modo di sentire, e di conseguenza non si affannava più di tanto a studiare partite altrui, soluzioni inusitate, perché era certo che al momento della verità il suo istinto lo avrebbe salvato davanti a qualsiasi mossa imprevista. Né si arrovellava in attacchi all’arma bianca o in difese aggrovigliate; amava poco la forza, molto più l’eleganza, la raffinatezza. Era convinto che i problemi più complessi avessero tutti una soluzione elementare e davanti agli altri era solito dire: “Voi analizzate, io so”. Uno spaccone, pigro, indolente, amante del bel mondo, delle comodità e del piacere in ogni forma, conquistatore nato, impenitente donnaiolo. Roberto Vecchioni emoziona con la sua affabulazione rapinosa e lieve, con le sue storie un po’ sghembe capaci di cogliere e svelare, d’incanto, gli abissi dell’animo umano» (Scacco a Dio, pp. 102-3).