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Sono passati 10 anni dalla tragedia della Concordia, la più grande nave passeggeri ad aver mai fatto naufragio. Una vicenda gigantesca che racchiude centinaia di storie: storie di coraggio e di viltà, di vite spezzate e di imprevedibili nuovi inizi. Un evento incredibile che ha sconvolto il mondo intero.
La Concordia era la punta di diamante di Costa Crociere e la sera del 13 gennaio 2012, a bordo, c’erano più di quattromila persone di 64 nazionalità diverse. Coppie in viaggio di nozze, famiglie riunite per una ricorrenza, persino un gruppo di parrucchieri che doveva partecipare a un reality. E oltre mille membri dell’equipaggio, molti dei quali provenienti da Paesi poveri e lontani.
Quello di Trincia è un racconto corale, in cui le differenze «hanno rappresentato un valore. Quella sera dentro la nave è andato in scena un piccolo mondo con il campionario completo dei comportamenti del genere umano. Coraggio, istinto di sopravvivenza, altruismo, rabbia, codardia, perseveranza, dolore, smarrimento. Il fantasma di quella nave ci racconta chi siamo» (Pablo Trincia intervistato da Gianluca Monastra, «il venerdì – la Repubblica»).
Da grande narratore, Pablo Trincia racconta lo splendore del divertimento a bordo e il trauma dell’impatto, lo smarrimento e la lotta per la sopravvivenza. Il tutto ricostruito attraverso testimonianze uniche. E il terrore che si percepisce leggendo queste intense pagine «ti lascia dentro una traccia. Perché potenziato, se possibile, da qualcos'altro: l'immedesimazione. Tutti siamo saliti su un traghetto, in vacanza. L'idea che stai chiacchierando al bar con la tua famiglia e all'improvviso perdi tutte le persone che ami, rappresenta qualcosa che resta addosso. Sentimenti, sensazioni che coinvolgono. Alla fine su quella nave è come se ci fossi stato anch’io» (Pablo Trincia intervistato da Gianluca Monastra, «il venerdì – la Repubblica»).
Tutto quello che è accaduto quel fatidico 13 gennaio, non può non riportare alle memoria l’affondamento del Titanic: «Ci sono diverse similitudini, molto evocative. Sia nel caso della Concordia che in quello del Titanic non si era rotta la bottiglia durante l’inaugurazione. Lo stesso Schettino era andato in visita al memoriale del Titanic due anni prima. E poi sul Titanic gli uomini che si occupavano di far andare avanti la macchina erano rimasti fino all’ultimo, così è stato per la Concordia. Ritorna, purtroppo, anche la superficialità nella gestione dell’emergenza, il tema sicurezza, le reazioni delle persone a bordo. Sul Titanic c’erano poche scialuppe, sulla Concordia ce ne erano ma non sono bastate» (Pablo Trincia intervistato da Stefania Saltalamacchia, «Vanity Fair», link).
Trincia ha raccontato il dramma della Concordia anche attraverso il podcast Il Dito di Dio, disponibile su Spotify e prodotto da Chora.