Giulio Einaudi editore
Premio Strega Poesia

Il 18 maggio, al Salone Internazionale del Libro di Torino, sono stati annunciati i libri finalisti della prima edizione del Premio Strega Poesia.

Fra i titoli c’è Le Campane di Silvia Bre, uscito nella «Bianca» a gennaio del 2022.

«Dopo oltre settant’anni dalla sua nascita – commenta Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci – il Premio Strega, divenuto frattanto il più ambito e prestigioso riconoscimento letterario italiano, cui si sono aggiunte negli ultimi decenni altre manifestazioni dedicate alla letteratura europea, alla produzione editoriale per l’infanzia e l’adolescenza, ha deciso di misurarsi con quella che è forse la forma di più elevata della creazione artistica in ambito letterario. Nasce il Premio Strega Poesia e la cinquina dei finalisti inizia al Salone di Torino il lungo viaggio che si concluderà in autunno con la proclamazione del primo vincitore.»

Gli altri finalisti:

Autoritratto automatico, Umberto Fiori (Garzanti);
L’amore da vecchia, Vivian Lamarque (Mondadori);
Sotto falso nome, Stefano Simoncelli (Pequod);
Ballate di Lagosta, Christian Sinicco (Donzelli).

Il premio verrà assegnato il 5 ottobre a Roma, presso il Tempio di Venere e Roma all’interno del Parco archeologico del Colosseo.

Gabriele Tergit

La saga degli Effinger ha inizio con Paul e Karl – figli del capostipite Mathias, orologiaio a Kragsheim – che da un piccolo paese si dirigono alla volta della Berlino cosmopolita per cercare fortuna. Ambiziosi e irrequieti, mecenati talentuosi e sensibili, ardenti patrioti e prussiani, in poco tempo gli Effinger riescono a guadagnarsi la fama di abilissimi imprenditori e a diventare una delle famiglie piú importanti della città. Ma dopo la Prima guerra mondiale, le loro certezze borghesi cominciano a sgretolarsi e piano piano anche le loro splendide feste non possono piú nascondere l’antisemitismo sempre piú dilagante e brutale.

Gli amori, le sofferenze, le rivoluzioni politiche, ma anche gli arredi, gli abiti da sera, i caffè, i teatri: Gabriele Tergit, in un trionfo di voci e immagini minuziose, racconta il perduto mondo ebraico berlinese.

Nonostante il valore di questo romanzo sia stato scoperto più tardi della sua prima pubblicazione, nel 1951, oggi Gli Effinger viene considerato un classico, in corso di pubblicazione in tutto il mondo: «Uno splendido e ineguagliabile affresco della Germania ebraica tra Ottocento e Novecento» (Literatur – Der Spiegel).

Alla sua prima edizione italiana, nella traduzione di Isabella Amico di Meane e Marina Pugliano, il libro di Gabriele Tergit sta entusiasmando i lettori e la critica. Ecco alcuni estratti:

«Sembrerebbe difficile trovare qualcosa di creativo e di nuovo in un romanzo storico. Ma ci sono delle sorprese – ad esempio un romanzo di grande successo e di indubbio fascino come Gli Effinger. […] Gabriele Tergit racconta con una grazia e una naturalezza che sfidano ogni ridicola pretesa di emulazione e riescono a far toccare con mano, a far sentire la realtà e la vita dei tedeschi in quegli anni. In questo fluviale racconto – il cui protagonista è Berlino più che la Germania – ci sono soprattutto la leggerezza e la malinconia piuttosto che la grandezza imperiale della capitale».
Claudio Magris, «Corriere della Sera»

«La storia corre sciolta e ariosa. Priva di compiacimenti formalistici, e resa musicale da una serrata polifonia di dialoghi brillanti, la prosa stabilisce una complicità affettuosa col lettore. L'impianto sembra pronto per una sceneggiatura, e infatti i diritti cinematografici sono già stati opzionati. Facile supporre che Gli Effinger sia atteso da un destino felice. […] Catturano la costante mancanza di sentimentalismo nella registrazione dei fatti e la vitale densità dell'affresco storico, economico e sociale, dal quale emergono i meccanismi del lavoro, la lotta fra capitalismo e marxismo, le idee sull'emancipazione della donna, il contrasto tra l'anelito giovanile alla secolarizzazione e il vecchio integralismo religioso nei contesti ebraici. Ogni cosa s'intreccia, s'amalgama e risplende, nell'epopea moderna degli Effinger».
Leonetta Bentivoglio, «Robinson – la Repubblica»

«Leggere Gli Effinger della scrittrice Gabriele Tergit (1894-1982) è qualcosa di simile a un'immersione totale […] Sì, lo hanno paragonato ai Buddenbrook, e le somiglianze sono evidenti, l'impronta è quella (tra l'altro il capolavoro di Mann finisce nel 1877, mentre qui incontriamo Paul Effinger nel 1878), soprattutto in alcuni personaggi. […] Tergit crea (o forse solo ricorda?) protagonisti irresistibili. Sembra di vederli intorno al grande tavolo da pranzo. Ridere, litigare, amare. La stampa tedesca, che ha riscoperto e incoronato il romanzo nel 2019 (opzionati i diritti per farne un film), ha fatto notare che qualsiasi autore di drama di una qualunque piattaforma digitale dovrebbe arrossire davanti alla costruzione narrativa degli Effinger. Alla straordinaria resa di un mondo perduto per sempre, e mai così vivo».
Annachiara Sacchi, «la Letttura – Corriere della Sera»