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Tre titoli Einaudi ai primi tre posti della Classifica di Qualità 2023 de la Lettura – Corriere della Sera. Un risultato senza precedenti che vede il trionfo di Cormac McCarthy, al primo posto con Il passeggero, e al terzo con Stella Maris.
Fra i due libri dello scrittore americano scomparso quest’anno, troviamo Ian McEwan con Lezioni.
Nei top ten ci sono anche Bret Easton Ellis con Le schegge, al quinto posto, e Niccolò Ammaniti con La vita intima, al settimo.
Podio «Einaudiano» anche nelle traduzioni. Vince Maurizia Balmelli per il suo lavoro con Il passeggero; la traduttrice occupa anche il secondo posto con Stella Maris. Terza Susanna Basso con Lezioni. Quarto posto per Giuseppe Culicchia con Le schegge.
«McCarthy è un mistico, secondo me. Con questi ultimi libri, dal suo mondo insanguinato, polveroso, in cui ha rimestato per tutta la vita, riesce a distillare qualcosa di estremo e purissimo, quasi come da una specie di calderone delle streghe».
Maurizia Balmelli
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La storia di una salvezza impossibile. Un'opera di disperata bellezza e apicale bravura.pp. 416€ 15,00
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Lezioni
«Il romanzo piú importante e piú necessario e piú bello che sia comparso in questo (quasi) primo quarto di secolo».
Sandro Veronesipp. 576€ 16,00 -
Stella Maris
Un romanzo di diamantina intelligenza e strabiliante vis drammatica: l'ultima degna parola di un autore di genio.pp. 200€ 12,50 -
Le schegge
Nell'autunno del 1981, la vita di un gruppo di diciassettenni californiani che frequentano l'elitaria Buckley School viene sconvolta dall'arrivo di un ragazzo tanto affascinante quanto disturbato e perverso. Cosa nasconde Robert Mallory, e qual è il suo legame con il serial killer che sta imperversando...pp. 752€ 23,00 -
La vita intima
«La paura finisce dove comincia la verità».
Niccolò Ammaniti è ritornato piú cattivo, divertente e romantico che mai.pp. 312€ 19,00
I cinque Tony Award che hanno premiato l’allestimento americano di Lehman Trilogy con la regia di Sam Mendes sono stati motivo di felicità e orgoglio per Stefano Massini e per tutto il teatro italiano, che non aveva mai ricevuto un riconoscimento simile oltreoceano.
Ma i Tony Awards sono arrivati a coronare a livello internazionale un testo teatrale che ha avuto in Italia e in Europa una lunga storia di memorabili messe in scena, di successi e di premi.
Scritto da Massini negli anni 2009-2012, la Lehman Trilogy viene messa in scena in Francia nel 2013 dalla Comédie de Saint-Etienne e dal Théatre du Rond-Point.
Segnalato da Gianandrea Piccioli, il testo arriva in Einaudi dove viene subito apprezzato e pubblicato nel 2014 nella “Collezione di teatro” con una prefazione di Luca Ronconi. Pochi mesi dopo, Ronconi inizia le prove di quella che purtroppo sarà la sua ultima regia. Lo spettacolo debutta al Piccolo Teatro di Milano alla fine di gennaio 2015 con Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio, Paolo Pierobon: ha un enorme successo e fa incetta di premi Ubu. Nell’autunno dello stesso anno Rai 5 trasmette lo spettacolo in televisione e replica più volte la messa in onda.
A quel punto le traduzioni e messe in scena all’estero non si contano: Germania, Belgio, Danimarca, Canada, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria e altre ancora.
In Inghilterra lo spettacolo debutta nel luglio 2018 al Royal National Theatre di Londra con la regia di Sam Mendes e un cast con Simon Russell Beale, Ben Miles e Adam Godley. L’anno seguente, con lo stesso cast, l’allestimento si trasferisce a New York dove viene replicato per circa otto mesi, quattro dei quali a Broadway.
Ecco, i cinque Tony Awards sono una splendida soddisfazione ma non sono arrivati all’improvviso o per caso. Lehman Trilogy è senz’altro il testo che ha caratterizzato il teatro italiano e internazionale dell’ultimo decennio. Il modo di raccontare così apparentemente poco teatrale, i personaggi indimenticabili, le riflessioni sul capitalismo nelle sue varie fasi, la sensibilità linguistica e plurilinguistica di Massini, tutto questo ha concorso a fere di Lehman Trilogy un capolavoro. Ed è bello che su questa base siano arrivati anche i più prestigiosi e meritatissimi premi.
Bravo Stefano!
Francesca Valente è la vincitrice del Premio Campiello Opera Prima con Altro nulla da segnalare, uscito ad aprile nella nuova collana degli Unici.
Walter Veltroni, presidente della giuria, motiva così il riconoscimento:
«Il romanzo reinventa letterariamente, a partire da un esperienza reale degli anni ’80, il mondo dei pazienti psichiatrici, portando nella vita quotidiana di un reparto ospedaliero uno sguardo straniante e sdoppiato: quello della voce narrante e quello dei rapporti stesi dagli infermieri, presentati come veri referti documentari. Il risultato è un congegno dalla struttura e dal ritmo inusuali: sono due punti di osservazione dei quali l’autrice sa gestire in modo sapiente gli scarti, le convergenze, le perplessità e la dolente e paradossale normalità, aprendo interrogativi profondi sul confine tra salute e infermità, tra disagio e appagamento, tra vicinanza dei curanti e indifferenza del mondo».
Altro nulla da segnalare, già vincitore all’unanimità del Premio Italo Calvino 2021, è un testo raro, prodigioso. Al centro, le storie struggenti dei «paz»: i pazienti – o i pazzi, direbbero i piú – dei servizi psichiatrici nati subito dopo la chiusura dei manicomi: uomini e donne che si ritrovarono improvvisamente liberi nel mondo, o che nel mondo non sapevano piú come abitare. Le storie a cui dà vita Francesca Valente ruotano sempre attorno a punti luminosi: dettagli, pensieri, eventi; non mirano mai a raccontare le vite dei personaggi, cercano piuttosto il cuore pulsante della loro umanità: perché è lí, in quel frammento di memoria che li riguarda, portato alla luce ma irriducibilmente oscuro, che può essere racchiusa ogni prospettiva d’universalità.
Martedì 3 maggio, negli studi di Cinecittà a Roma, sono stati assegnati i David di Donatello. Fra i vincitori c’è Donatella Di Pietrantonio, premiata insieme a Monica Zapelli per la miglior sceneggiatura non originale con L'Arminuta.
Dopo il libro quindi, vincitore del Premio Campiello 2017 e tradotto in tutto il mondo, continua il successo anche del film girato da Giuseppe Bonito.
«Non era una scommessa facile mettere in immagini il romanzo L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio [...] E invece la messa in scena sapientemente controllata di Giuseppe Bonito e una bella prova collettiva di recitazione (citiamo almeno le due "mamme", Vanessa Scalera quella naturale ed Elena Lietti quella adottiva) sanno restituire il disagio di chi vede crollare le proprie certezze e deve fare i conti con un mondo che nemmeno immaginava esistesse, ritratto di un'Italia piccolo borghese che aveva sperato di cancellare le proprie origini contadine e invece è costretta a farci i conti».
Paolo Mereghetti, «Corriere della Sera»
«Una delle voci più rilevanti, più significative, più letterarie del panorama italiano. L’Arminuta mi ha commosso».
Michela Murgia
«C’è una scrittrice unica in Italia. Per scrivere si alza molto presto al mattino e fra le cinque e le sette procede per “lampi”, come dice lei. Attraverso questi lampi, Donatella Di Pietrantonio ha scritto romanzi di grande potenza e L’Arminuta è una perla».
Matteo Nucci
Il re ombra di Maaza Mengiste, uscito il 30 marzo nei Supercoralli, è il romanzo vincitore del Premio Gregor Von Rezzori 2021. L’autrice «ha scelto di scavare nella storia della guerra etiope, e nel farlo ha dissotterrato una miniera di fatti non ancora conosciuti, storie e persone straordinarie – ha spiegato la giuria del premio composta da Beatrice Monti della Corte, Andrea Landolfi e Paola Del Zoppo – […] La storia ufficiale dice che la guerra fu combattuta dagli uomini. Mengiste ci svela che le donne, in battaglia, svolsero un ruolo altrettanto importante. Ed è soltanto una delle rivelazioni del Re Ombra, una saga complessa, avvincente e commovente, oltre che oggi necessaria».
Un riconoscimento importante che si aggiunge alla calorosa accoglienza della critica. Di seguito alcuni estratti:
«Le pagine sulla violenza perpetrata dalle truppe di Mussolini sono memorabili, narrate da un'onnisciente terza persona attraverso il filtro di Hirut, la protagonista del romanzo che è anche la memoria storica di quei tragici eventi. E Hirut è anche il simbolo di una lotta per i diritti delle donne soggiogate a un sistema patriarcale, prima ancora di essere umiliate dagli invasori».
Guido Caserza, «Il Mattino»
«Un romanzo intenso, vivo e appassionato, da leggere per mille motivi. Mille e uno, se come italiani si desidera osservare con uno sguardo altro una parte della propria storia non ancora sufficientemente conosciuta».
Francesco Filippi, «il venerdì – la Repubblica»
«Un romanzo forte, originale e appassionante di una scrittrice nata in Etiopia, che evoca la tragedia dell'invasione fascista e la resistenza eroica di un popolo […] È un romanzo importante per noi italiani: duro, rispettoso e attendibile; e non compiacente verso i limiti della cultura maschile d'ogni paese».
Goffredo Fofi, «Internazionale»
«Il re ombra, affresco epico e corale dipinto magistralmente da Maaza Mengiste, restituisce nomi e volti ai protagonisti dimenticati della guerra d'Etiopia, le donne guerriere che combatterono contro i "talian" cancellate dalla memoria storica, i ragazzini e le famiglie gasati con l'iprite [...] Un romanzo dalla parte degli oppressi, gli etiopi, a fronte di oppressori e invasori, noi italiani "brava gente", portati dal fascismo a conquistare l'Etiopia ad ogni costo per costruire l'impero e vendicare l'umiliante sconfitta di 40 anni prima ad Adua, la Caporetto africana».
Paolo Lambruschi, «Avvenire»
«Allora, io sono maschio, bianco e italiano. E nonostante abbia sempre fatto ogni sforzo per attenermi a quanto ci sia di più bello in questa definizione, non posso fare a meno di confrontarmi con la metà oscura che nasconde. Devo continuare a ricordarla, raccontarla e combatterla, devo farci i conti, comunque, se voglio che non ci sia più. Mi piacerebbe parlarne ancora. E anche questa è una delle tante cose importanti di cui ringrazio il bellissimo libro di Maaza Mengiste».
Carlo Lucarelli, «la Lettura – Corriere della Sera»
«Sono i caduti della Guerra d'Etiopia, che la scrittrice Maaza Mengiste fa rivivere in Il re ombra, romanzo finalista al Booker Prize che avrebbe indubbiamente meritato di vincere, magistralmente tradotto da Anna Nadotti. Narratrice di raro talento, racconta la storia delle donne che, come la sua bisnonna, combatterono insieme agli uomini l'aggressione fascista, “e che tutt'oggi non sono che rghe incerte in documenti sbiaditi”».
Lara Ricci, «Domenica – Il Sole 24 Ore»
Tomaso Montanari vince la X edizione del Premio De Sanctis per il Saggio breve con L'ora d'arte, uscito nel 2019 nei Super ET.
La giuria, nelle parole di Elisabetta Rasy, motiva così il premio:
«Studioso di lungo corso, docente di storia dell’arte all’università per stranieri di Siena, audace polemista in difesa del nostro patrimonio culturale paesaggistico, Tomaso Montanari, nel libro L’ora d’arte, sembra distanziarsi dalle sue radicate competenze per abbandonarsi a quello che a lui stesso appare, nelle parole che introducono il volume, una sorta di “estro anarchico”. Non è così e più che mai brilla in quest’opera la vasta conoscenza che ha l’autore del variegato, incantatore e anche accidentato territorio dell’arte. […] Più volte troviamo citato in questo libro, come ne fosse il più saldo ispiratore, quell’articolo della costituzione che ci invita, e soprattutto obbliga, a difendere il patrimonio storico e artistico della nazione. Con questi scritti, veri e propri lampeggianti gioielli di quella forma letteraria difficile che è il saggio breve, in cui lo stile intreccia conoscenza e immaginazione, Montanari ci invita, prima ancora che a difenderlo, ad amarlo, a sentirlo come qualcosa di personale e necessario, senza il quale vacilla la nostra stessa idea di comunità nazionale».
A febbraio è uscito, sempre nei Super ET, anche La seconda ora d’arte. L’autore accompagna il lettore tra le strade del bello, dove alto e basso si mescolano, dove contemporaneo e classico sono parte di un unico grande discorso, che parte dalle mani impresse sulla roccia in una caverna e arriva a Banksy, passando per Raffaello, Monet, Pellizza da Volpedo e Rothko.
L’autore «ci offre un nuovo gioiello, particolarmente prezioso in questo difficile momento. C'invita "alla scoperta di cento opere fondamentali, per imparare attraverso la bellezza a essere persone più umane e cittadini più consapevoli". In realtà, non si tratta solo di bellezza ma di un concetto ancora più misterioso. L'arte, secondo Montanari, è qualcosa che "tutti siamo fatti per amare"» (Vanja Luksic, «Internazionale»).
Il professore, in queste pagine agili e appassionanti, traccia una possibile via per un’educazione artistica che sia anche educazione sentimentale e civica. La seconda ora d’arte è un viaggio fra passato e presente che «ci restituisce un poema umanissimo e universale, dove l'arte rinnova il suo compito: scuotere le coscienza ed educare alla bellezza» (Chiara Gatti, «il venerdí – la Repubblica»).
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L’ora d’arte
L'ora d'arte, che in tanti vorrebbero cancellare dai programmi scolastici, dovrebbe invece essere la piú importante di tutte. Perché l'ora d'arte serve a diventare cittadini, a divertirci e commuoverci. Serve a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando...pp. 224€ 15,00 -
La seconda ora d’arte
Un viaggio alla scoperta di cento opere fondamentali, per imparare attraverso la bellezza a essere persone piú umane e cittadini piú consapevoli.pp. VIII - 222€ 15,00