Giulio Einaudi editore
Premio Campiello 2023

Il 26 maggio è stata annunciata la cinquina finalista del Premio Campiello 2023. Due i titoli Einaudi presenti:

Centomilioni di Marta Cai, uscito l’11 aprile negli Unici.

Può sembrare un amore, ma è una storia di violenza pronta a esplodere, incuneata in una pianura senza fine che impedisce per sempre di scollinare. Al centro Teresa, che nel suo diario si definisce «una zitellona di provincia, una signorina senza qualità». Vive ancora con i genitori, sommersa da una routine pantagruelica: giovedí ossibuchi, martedí trippa, il pesce solo quando è fresco. Poi arriva Alessandro, e il mondo s'infiamma di colpo. Alessandro, che è bellissimo, che vuole tutto e non ha niente. Armata di una lingua impietosa, lirica, umoristica, capace di spiazzare a ogni riga, Marta Cai passeggia tra le strade di una cittadina anonima e riesce a farci sentire lí, intrappolati tra schiere di villette, banchi del mercato e orizzonti lontanissimi. Con la certezza che da un momento all'altro accadrà qualcosa di terribile.

La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, uscito il 25 ottobre 2022 nelle Frontiere.

Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne. La Resistenza delle donne è dedicato «A tutte le antenate»: se fosse una mappa, alla fine ci sarebbe un grosso «Voi siete qui». Insieme alle domande: E tu, ora, cosa farai? Come raccoglierai questa eredità?

«La letteratura continua a resistere – ha detto Walter Veltroni presidente della giuria dei Letterati – Il racconto resta una bussola nel caos. In un tempo frammentato, la letteratura invece unisce. Tra gli elementi comuni di questa edizione, l’attenzione alla storia e alle persone» («Corriere sella Sera, link).

Gli altri libri finalisti:
Diario di un’estate marziana (G. Perrone Editore) di Tommaso Pincio;
La Sibilla (Laterza) di Silvia Ballestra;
In cerca di Pan (nottetempo) di Filippo Tuena.

Il vincitore sarà proclamato il 16 settembre.

  • Marta Cai

    Centomilioni

    «Non essere crudele. Non essere sentimentale. Prova a provare davvero qualcosa».

    Può sembrare un amore, ma è una storia di violenza pronta a esplodere, incuneata in una pianura senza fine che impedisce per sempre di scollinare. Al centro Teresa, che nel suo diario si definisce «una...
    pp. 144
    € 14,50
  • Benedetta Tobagi

    La Resistenza delle donne

    Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album...
    pp. 376
    € 22,00
Premio Campiello 2022

Venerdì 27 maggio, in diretta dal Palazzo del Bo’ di Padova, è stata annunciata la cinquina finalista della 60esima edizione del Premio Campiello. Fra i titoli, La foglia di fico di Antonio Pascale, uscito il 2 novembre 2021 nei Supercoralli.

«Non è un libro sentimentale, ma è un libro che possiede un sentimento, dalla prima pagina all'ultima: il sentimento per le cose della vita. Si sorride, si ride di certe figuracce o di certe teorie casertano-filosofiche, si ringrazia per l'assenza di trama e la ricchezza di letteratura, ci si ripromette di andare al più presto in una pineta a piedi nudi e di portarci i bambini finché sono bambini, finché la vita non prenderà un'altra piega».
Annalena Benini, «Il Foglio»

«La foglia di fico è un libro di piacevolissima lettura che racconta piccole, sofferte, ironiche vicende dentro i grandi e gravi problemi del nostro Paese e del nostro tempo».
Domenico Starnone, «Corriere della Sera»

«Il personaggio che mi colpisce di più del libro è quello del padre. Una figura gigantesca. In genere tentiamo di distaccarci dai padri di non occuparci delle loro stesse cose. Invece nel romanzo l'idea di formazione, la trasmissione di sapere, passa attraverso lui».
Francesco Piccolo, «la Repubblica»

«Questo libro, già nell'ambivalenza del titolo, è il referto narrativo di una esperienza di ascolto della natura. Lo compie Antonio – il protagonista o l'autore che sia: vale la pena di intrupparsi nell'autofiction? – attraverso dieci capitoli splendidamente aperti dalle illustrazioni da codice miniato di Stefano Faravelli, che riescono a fare di una raccolta di brani un romanzo: un racconto omogeneo che Pascale governa con una scrittura divagante, frammentata, digressiva, tessendo una vera e propria ragnatela di microazioni e macroazione al centro della quale ci sono temi come l'amore, le scelte, la libertà, la felicità, il dolore, l'abbandono, la solitudine, la vergogna, l'inadeguatezza, la vita e la morte».
Generoso Picone, «Il Mattino»

«Leggendo quest'ultima felicissima (nel senso etimologico di feconda) autofiction polifonica di Pascale si può pensare alle atmosfere di Virgilio, vuoi per le Georgiche vuoi, soprattutto, per quel primo viaggio all'inferno e ritorno, quello che permette, se non di dipanare, almeno di avere chiari i fili in cui l'essere umano è costretto e poi imparare a conviverci».
Silvia Veroli, «il manifesto»

Il vincitore del Premio Campiello 2022 sarà proclamato sabato 3 settembre al teatro la Fenice di Venezia, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. Ecco gli altri candidati:

Fabio Bacà con Nova (Adelphi)
Daniela Ranieri con Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie),
Elena Stancanelli con Il tuffatore (La nave di Teseo),
Bernardo Zannoni con I miei stupidi intenti (Sellerio).

Paolo Malaguti finalista al Premio Campiello 2021

Venerdì 28 maggio, in diretta dal Palazzo del Bo di Padova, è stata annunciata la cinquina finalista del Premio Campiello 2021. Fra i titoli, Se l’acqua ride di Paolo Malaguti, uscito il 9 giugno 2020 nei Supercoralli.

«I protagonisti della storia sono il giovane Ganbeto e soprattutto il nonno Caronte, il “barcaro” che cerca invano un erede per il proprio mestiere, figura fiera e austera, spesso anche scontrosa, avvolta in un’aurea epica, impotente però a contrastare la spinta del progresso e, nel merito, della concorrenza delle barche a motore. Con chiarezza illuminante, felicità narrativa e perizia documentaria Malaguti racconta l’incontro e l’urto di queste prospettive opposte, l’una legata alla fatica, al pericolo e anche all’avventura, l’altra distinta dalla maggiore sicurezza economica e da una vita più facile e socialmente animata».
Gino Ruozzi, «Domenica - Il Sole 24 Ore»

«[…] Ganbeto non ama questa o quella, ama l'amore. Tant'è vero che alla fine non ci prova con una o con l'altra, ma con quella che incontra d'improvviso, con la quale fa tutto (mi par di capire, ma Malaguti vola alto e a distanza), non perché lui osi prendere l'iniziativa, ma perché osa lei. È l'amore dei ragazzini. Nel descriverlo Malaguti ha una preziosa sapienza e una delicata grazia. Della quale, finito di leggere, gli siamo grati. Un libro delizioso».
Ferdinando Camon, «tuttolibri – La Stampa»

Il vincitore della 59esima edizione del Premio Campiello sarà proclamato il 4 settembre dall’Arsenale di Venezia, ecco i finalisti:

Il libro delle case, Andrea Bajani (Feltrinelli)
Sanguina ancora, Paolo Nori (Mondadori)
Se l'acqua ride, Paolo Malaguti (Einaudi)
L'acqua del lago non è mai dolce, Giulia Caminito (Bompiani)
La felicità degli altri, Carmen Pellegrino (La nave di Teseo)

Premio, Campiello, finale, cinquina
Donatella Di Pietrantonio

«Non è stato facile ricominciare dopo L'Arminuta. Non ritrovavo il silenzio dentro di me, non il vuoto doloroso da cui nasce la scrittura. A ogni tentativo mi ritiravo frustrata, insoddisfatta. Poi la mia tiroide si è ammalata di un piccolo tumore e l'ho dovuta togliere». Con queste parole Donatella Di Pietrantonio apre la sua toccante presentazione di Borgo Sud a «tuttolibri – La Stampa». Ma nel momento più difficile, nella sua stanza dell’ospedale, «Adriana ha invaso la scena con la sua energia […] Illuminava di nuovo le pagine, le attraversava come un vento. Mi portava nel suo matrimonio, e in quello della sorella».

Adriana irrompe sempre nella vita di sua sorella con la forza di una rivelazione. Sono state bambine riottose e complici, figlie di nessuna madre. Ora sono donne cariche di slanci e di sbagli, di delusioni e possibilità, con un'eredità di parole non dette e attenzioni intermittenti.

Donatella Di Pietrantonio ci regala un romanzo teso e intimo, intenso a ogni pagina, capace di tenere insieme emozione e profondità di sguardo. Nato dalle «voci delle due sorelle che non si erano mai spente dentro di me, nei lunghi mesi di tentativi ed errori. All'improvviso avevo convocato accanto a loro un personaggio maschile inaspettato. Non potevo prevedere in quel momento quanto mi sarebbe diventato caro, Piero. Sono rimasta in ascolto. Mi sentivo come Geppetto davanti al suo Pinocchio sgrossato dal legno. Era quell’attimo benedetto in cui il personaggio è appena venuto al mondo e non sa quale strada prendere».

Di seguito alcuni estratti dell’eccezionale rassegna stampa di Borgo Sud:

«Chi ha già letto L'Arminuta, di Donatella Di Pietrantonio, sarà felice di ritrovare "sòreta", Adriana, la sorella minore, "come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia": la resistenza al dolore, la salvezza della complicità. Chi invece inizia il viaggio da questo nuovo e totalmente autonomo romanzo, resterà avvinghiato a due donne piene di altre delusioni e altre speranze, che portano addosso il peso, l'odio e l'amore per il borgo d'Abruzzo che le ha cresciute disadorne e le ha spinte ad andarsene. Una per studiare, per guadagnarsi un'altra possibilità, l'altra per andare, per sentire la vita, per scappare, per amare […] Adriana viene maledetta dalla madre, una vera maledizione arcaica, con il seno avvizzito tirato fuori dall'abito e puntato contro, una maledizione che la madre dirà poi di non saper levare, alzando le spalle come per sminuire la violenza totale e primitiva di quel gesto. "Se sòreta non cambia coccia fa una brutta fine". Una madre incapace di curare i vivi e due sorelle incapaci di perdonarla, ma anche di fare a meno di lei che ripulisce i peperoni dalla pelle e dai semi, e che guarda arrivare le sue figlie con il coltello a mezz'aria e non dice nulla. In questa triade femminile potentissima entra la scrittura intima e rude di Donatella Di Pietrantonio, capace di scavare fino a dove è più difficile giungere senza ferirsi».
Annalena Benini, «Il Foglio»

«… Ma la professoressa si trattiene e sceglie il silenzio. S'infila la sua giacca mentre resta colpita dalla tenerezza della giovinezza che non merita di essere esposta a quella verità crudele. E se la sorte invece risparmiasse i loro sogni? Il carattere limpidamente tragico della scrittura e della struttura narrativa di Donatella Di Pietrantonio trova in questa scena la sua cifra più propria: sapere che la vita porta con sé una atrocità irredimibile non significa cedere a questa atrocità. È la lezione della più grande letteratura italiana del Novecento: da Elsa Morante a Primo Levi. Borgo Sud riflette questa temporalità pienamente tragica».
Massimo Recalcati, «la Repubblica»

«Uno stile asciutto, che ben scava nelle anime […] Una sorellanza e un'orfananza capaci di superare le contrarietà. Perché, confessa l'Arminuta, "da lei ho appreso la resistenza. Ora ci somigliamo meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicità ci siamo salvate". Una salvezza faticata, in questa intensa "storia di disgrazie e miracoli, morti e sopravvivenze: la storia disadorna della nostra famiglia", attorno alla quale si muovono però anche altri personaggi che l'autrice tratteggia con tenerezza e finezza: da Piero a Isolina, mamma di Rafael; all'amico Vittorio; ai pescatori di Borgo Sud. E a quel paesaggio a sua volta personaggio».
Ermanno Paccagnini, «la Lettura – Corriere della Sera»

«Raccontato in prima persona da una donna timida, austera ma ostinata che ha il suo doppio nella sorella, Adriana, esuberante e sfrenata, Borgo Sud è un piccolo Vangelo. Nel quale tutti i personaggi sono insieme antichi e giovani, creature di terra affacciate sul mare arduo dei pescatori, artigliati da famiglie in cui non ci si riesce ad amare in modo semplice. Di Pietrantonio, nata nella provincia di Teramo, è una delle più importanti romanziere italiane di questi anni, che ha costruito la sua strada di scrittore con tenacia e senza errori. Dall'orrore del terremoto fino a qui, dove tutto, continuamente, si spezza. La sua scrittura rocciosa, che si avvita con perfezione alle storie, implacabili, non può che rimandare al suo conterraneo, Ignazio Silone».
Elena Stancanelli, «D – la Repubblica»

«Ritroviamo molte cose simili anche in Borgo Sud, il nuovo romanzo pubblicato in questi giorni da Einaudi con cui la Di Pietrantonio torna nelle librerie riportandoci anni dopo in quei posti, anche se diversi, e la cosa bella tra le tante in cui vi imbatterete in questo autentico gioiello di scrittura, è che questo libro può essere letto indipendentemente dall’altro, come un libro a sé. Al panorama verdeggiante di colline e montagne si aggiunge il mare, che però qui, rispetto al primo libro, “è solo una sfumatura del nero che bagna la sabbia e si ritrae”. Non importa vederlo sempre o descriverlo meglio perché – come dice la protagonista – si sa da sempre “che sta lì”».
Giuseppe Fantasia, «Huffington Post», link