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Il vicequestore Vanina Guarrasi si sta abituando faticosamente a vivere a Catania. È una donna tenace, abituata a lottare, animata da uno spirito realistico; della sua isola non riconosce solo la bellezza ma anche i suoi aspetti oscuri.
Sa cos'è il male, l'ha sperimentato sulla sua pelle: il padre, ucciso dalla mafia davanti ai suoi occhi, è ancora protagonista dei suoi sogni, disteso sul marciapiede, con il corpo martoriato. Lei stessa è stata minacciata, un proiettile trovato nella sua casa la costringe a vivere sotto scorta.
«Un personaggio complicato, Vanina. Palermitana, reduce da anni di militanza nell'antimafia, figlia di un ispettore di polizia ucciso davanti ai suoi occhi da Cosa Nostra nei primi anni novanta ed ex compagna di un magistrato della Dda che ha abbandonato quando è scappata via da Palermo. Una donna in perenne fuga dal passato, che ai piedi dell'Etna, o meglio della muntagna, ha trovato la sua dimensione ideale. Per lo meno, lei ne è convinta. Cinefila accanita, collezionista di vecchi film e di pellicole girate in Sicilia; buongustaia ma del tutto incapace di gestire un fornello; fumatrice di Gauloises e insonne per natura» (Cristina Cassar Scalia, «tuttolibri – La Stampa»).
Nella grotta di un fiume sotterraneo, l'Amenano, che scorre sotto il centro storico di Catania, viene trovato il corpo di un uomo: Vincenzo Maria La Barbera. Era un eccentrico professore di Filosofia che viveva in una barca, impegnato non solo ad insegnare: voleva salvare i giovani dai pericoli della città. Con la sua fidanzata, Vera Fisichella, stava per creare una comunità per ragazzi problematici.
Persona «troppo perbene» dicono in Questura, il caso sarà difficile. Il mistero di questo assassinio si intreccia con le vicende di Vanina, in una trama avvincente: «Cassar Scalia è abilissima nell'intrecciare i piani del romanzo. Da una parte la vita della protagonista, i pensieri intimi, i ricordi, le paure, il trauma che non riesce a superare, l'impossibilità di vivere nel presente, l'amore tormentato per un uomo che potrebbe finire come il padre, morto ammazzato. Dall'altra il rompicapo intellettuale, il giallo che cattura i lettori. Il canone è rispettato, i personaggi secondari affastellano la scena: c'è la mitica vicina di casa Bettina e il commissario in pensione Biagio Patanè, uno sbirro vecchio stampo che sembra un omaggio alla figura di Camilleri. Saggio e maestro, arcaico nella lingua e nei modi, lucido e generoso. E c'è la Sicilia, terra di delitti e misteri, che resiste all'ombra della Muntagna e insegue con i suoi fantasmi anche chi, a quei fantasmi, ha dedicato la vita» (Stefania Parmeggiani, «Robinson – la Repubblica».
Con L’uomo del porto «Cassar Scalia si conferma una delle voci più autorevoli del giallo italiano, costruendo un fitto intreccio di azione e sentimenti, spingendo Vanina al cospetto di dilemmi etici e sentimentali, ravvivando con forza il legame con i suoi lettori» (Francesco Musolino, «La Gazzetta del Sud», link).