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Nel cuore di una fredda notte del 1980, Bobby Western indossa la sua muta da sommozzatore e si tuffa nelle nere profondità della baia del Mississippi. Laggiù scorge il profilo di un aereo con nove corpi in cabina, gli occhi vuoti e le braccia protese verso un gelido abbraccio. Che fine ha fatto il fantomatico decimo passeggero? Quali oscure macchinazioni cela la sua scomparsa? Dolente viandante del mondo da sempre braccato dalla perdita e dalla colpa, ora Bobby deve tornare a fuggire, inseguendo la libertà e il ricordo di una donna per sempre irraggiungibile.
Dopo un silenzio durato 16 anni, Cormac McCarthy ci stupisce e conquista con un’opera di disperata bellezza e apicale bravura. Il passeggero, primo romanzo di una diade che si completerà con la pubblicazione di Stella Maris nel settembre 2023, è stato uno dei libri più attesi dell’ultimo decennio. E l’attesa, secondo la critica e il pubblico, è stata ampiamente ripagata:
«L’inconscio è più antico del linguaggio. Molto più antico. È un concetto su cui Cormac McCarthy torna spesso. Il passeggero è un libro splendido, e a questo tipo di riflessione deve molto».
Nicola Lagioia, «Lucy» (link)
«È pericoloso maneggiare un nuovo libro di McCarthy. Perché porta con sé la pazienza con cui è stato scritto e per il segreto che avvolge questo cowboy delle lettere, forse il più grande degli scrittori viventi. […] Abbiamo tra le mani un libro sugli amori che non si arrendono alla memoria. Ed è un libro di McCarthy, e di Cormac, le due personalità narrative dell'autore che sfiatano una prosa calcificata nella terra e una ricerca di amore sospesa. Si può leggere come una specie di thriller con lunghi dialoghi a disinnescare le tensioni, oppure come un viaggio fisico e spirituale verso la rotta che ci spetta. Se scegliamo la seconda via, dobbiamo sapere che si tratta di ferite a morte».
Marco Missiroli, «la Lettura – Corriere della Sera»
«Cormac McCarthy mostra con questo straordinario romanzo di sapersi inoltrare come pochi nelle pieghe più oscure dell'animo umano, spingendosi lì dove occorre avere un grande coraggio oltre a una scrittura che da tempo ha raggiunto una qualità stilistica tale da elevarlo senza alcun dubbio tra i classici […] McCarthy intesse così un romanzo capace di inchiodarci alla pagina come un thriller e allo stesso tempo di sollevare questioni fondamentali, facendoci interrogare sulla nostra natura, di più: sulla nostra (in)capacità di comprendere il mistero stesso della vita».
Giuseppe Culicchia, «tuttolibri – La Stampa»
«Il Passeggero è una perla preziosa che ogni lettore deve andarsi a prendere, pagina dopo pagina, nelle profondità dell'abisso. Non sarà semplice, talvolta rischierete di perdervi ma alla fine, fra le dita, vi resterà polvere di stelle, residui di vera letteratura».
Francesco Musolino, «Il Messaggero»
«È la profondità dell'oscurità a spaventare Bobby Western, l'uomo tormentato al centro del nuovo straordinario romanzo di Cormac McCarthy […] La scrittura di McCarthy è potente, inebriante […] Questo romanzo è un glorioso canto del tramonto».
Xan Brooks, «Internazionale – da The Guardian»
«La lingua di Il passeggero è qualcosa di nuovo, diverso: più semplice e diretta rispetto alle opere passate, ma in qualche modo evidentemente misurata, calcolata, nella quale nessun segno di punteggiatura è lasciato al caso ma si ha il sospetto che ogni minimo particolare, ogni fluttuazione della voce, abbia un significato a sé stante. “Per ogni accento che manca, sembra esserci un pensiero di giorni”, come scriveva John Jeremiah Sullivan sul New York Times».
Giulio D’Antona, «Domani»
«Come sostiene Raul Montanari, la narrativa di McCarthy è “un inferno darwiniano dove sopravvivere è il fine primario”. Le sue pagine – per richiamare Baricco – “adottano l'orizzonte epico del western” per mostrare l'uomo sedotto dalla violenza eppure affamato di sacro».
Crocifisso Dentello, «il Fatto Quotidiano»
«…Passerà il nostro tempo e noi con esso. Di noi, di noi oggi, resteranno alcune testimonianze, dei lasciti. Uno di questi è Il passeggero di Cormac McCarthy. Potrei scrivere di altro, ma non riesco a pensare ad altro da quando l'ho letto e il motivo non è riassumibile nella trama, ma nelle vette di pensiero che toccano i personaggi del romanzo. La mia copia è tutta sottolineata».
Ray Banhoff, «L’Espresso»
«Il passeggero, cioè, è un romanzo sapienziale, in cui McCarthy convoca i suoi eroi, trasognati «il Kid» e la cricca di felliniani freaks provengono da Meridiano di sangue; Bobby Western, il protagonista, ha la stessa stoffa del John Grady Cole di Cavalli selvaggi; l'amore tra i fratelli ricalca quello, di tenebrosa violenza, narrato in II buio fuori, per redigere una sorta di memorabile, ghignante requiem».
Davide Brullo, «il Giornale»
Martedì 3 maggio, negli studi di Cinecittà a Roma, sono stati assegnati i David di Donatello. Fra i vincitori c’è Donatella Di Pietrantonio, premiata insieme a Monica Zapelli per la miglior sceneggiatura non originale con L'Arminuta.
Dopo il libro quindi, vincitore del Premio Campiello 2017 e tradotto in tutto il mondo, continua il successo anche del film girato da Giuseppe Bonito.
«Non era una scommessa facile mettere in immagini il romanzo L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio [...] E invece la messa in scena sapientemente controllata di Giuseppe Bonito e una bella prova collettiva di recitazione (citiamo almeno le due "mamme", Vanessa Scalera quella naturale ed Elena Lietti quella adottiva) sanno restituire il disagio di chi vede crollare le proprie certezze e deve fare i conti con un mondo che nemmeno immaginava esistesse, ritratto di un'Italia piccolo borghese che aveva sperato di cancellare le proprie origini contadine e invece è costretta a farci i conti».
Paolo Mereghetti, «Corriere della Sera»
«Una delle voci più rilevanti, più significative, più letterarie del panorama italiano. L’Arminuta mi ha commosso».
Michela Murgia
«C’è una scrittrice unica in Italia. Per scrivere si alza molto presto al mattino e fra le cinque e le sette procede per “lampi”, come dice lei. Attraverso questi lampi, Donatella Di Pietrantonio ha scritto romanzi di grande potenza e L’Arminuta è una perla».
Matteo Nucci
Un treno partito da Tokyo e lanciato a trecento all’ora nella campagna giapponese. Una valigia piena di soldi nascosta in una delle carrozze. E sette assassini pronti a entrare in azione: «È il set del romanzo I sette killer dello Shinkansen del giapponese Isaka Kotaro, maestro del crime. E lo dimostra già dalle prime pagine: negli stessi vagoni, per un motivo che al lettore resta oscuro fino all'ultimo, lo scrittore fa viaggiare coppie di assassini, quattordicenni psicopatici, sgherri della malavita nipponica, padri alcolizzati. Non è un caso che il "thriller sparatissimo", come recita la frase di accompagnamento, stia per diventare un film con Brad Pitt, Lady Gaga e Sandra Bullock» (Annachiara Sacchi - «la Lettura – Corriere della Sera»).
Il giovane Oji, Nanao (a suo dire l’assassino più sfigato del mondo) e gli altri protagonisti danno vita ad un thriller in cui tensione e adrenalina si susseguono fino all’ultimo; per il Times «una miscela di Tarantino e fratelli Coen».
Dialoghi surreali, colpi di scena, una trama che non dà respiro al lettore… Isaka ha creato un romanzo che è «sopraffino intrattenimento. Esilarante e truculento da sembrare un fumetto, veloce come un videogame, ironico, surreale nei dialoghi e parecchio sanguinario» (Annachiara Sacchi - «la Lettura – Corriere della Sera»).
Ho scritto I sette killer dello Shinkansen concentrandomi sull'elemento del divertimento. È questa la forza di gravità del romanzo. Isaka Kotaro
Ma è così facile nascondere una valigia zeppa di soldi in un treno? «Per questo aspetto della trama mi sono fatto aiutare da un redattore. L'ho fatto salire sullo Shinkansen e gli ho chiesto di aprire tutti gli spazi in cui si poteva immaginare di inserire o poggiare oggetti come una borsa. Facendogli scattare fotografie. Chissà cosa avranno pensato i controllori» (Isaka Kotaro intervistato da Giuliano Aluffi, «il venerdì – la Repubblica»).
Il film tratto dal romanzo di Isaka si intitolerà Bullet Train e uscirà nel 2022. Sarà diretto da David Leitch, già regista di Atomica bionda e Deadpool 2; nel cast ci saranno molte celebrità: i già menzionati Brad Pitt, Lady Gaga e Sandra Bullock verranno affiancati da Joey King, Aaron Taylor-Johnson, Andrew Koji e Michael Shannon.