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Con L’invenzione degli italiani Marcello Fois propone un’appassionante rilettura del classico, e spesso vituperato, Cuore di Edmondo De Amicis. Per lo scrittore, che da bambino parlava il sardo e si sentiva un po' come il ragazzino calabrese che entra, quasi da straniero, nella classe torinese, la lettura di questo «diario» è stata l'occasione per immergersi nella lingua italiana.
Lo stesso Fois, in una bella conversazione con Abraham Yehoshua, su «la Lettura – Corriere della Sera», ammette che «Cuore è stato il primo tramite linguistico nazionale con cui ho avuto a che fare sul serio perché per me l'idioma ufficiale è cominciato con le scuole elementari, quando sono passato dalla lingua intima, domestica, locale - il sardo - all'italiano. Non sempre le cose sono state lineari e dentro il libro Cuore erano espressi alcuni dei problemi che io avrei incontrato».
Cuore ha un valore normativo e linguistico, progetta il carattere del nostro popolo eludendo il negativo e spostando l'attenzione sul «buono». La sua scuola è l'opposto del mondo reale ed è, secondo Fois, un vangelo laico per il mondo di oggi, un vangelo senza preti e crocifissi, una vera scuola con intento formativo. «Non sempre, scrivendo, si riesce a fare della propria avventura umana, qualsiasi essa sia, a qualsiasi livello del tempo si collochi, una storia generale, addirittura collettiva, ma Marcello Fois ci riesce, leggero e puntuale, critico e comprensivo, allegro di quella allegria che sempre l'aver capito porta con sé» (Chiara Valerio, «L’Espresso»).
De Amicis aveva in mente una scuola che modificasse, che forgiasse, la realtà, ma ci siamo trovati davanti a una società che ha modificato, e forgiato, la scuola L’invenzione degli italiani
Queste pagine ci ricordano che la fondamentale importanza del racconto pedagogico deamicisiano è stata proprio quella di formulare una grammatica essenziale, attraverso cui poterci rappresentare e raccontare come popolo unito perché solidale. Una grammatica fondata su istruzione, empatia e amorevolezza, che in tempi di odio è quanto mai importante cercare nuovamente di imparare
«Se vogliamo capire da dove veniamo, nel bene e nel male, dobbiamo continuare a fare i conti con Edmondo dei Languori» (Ernesto Ferrero, «tuttolibri – La Stampa»).