Giulio Einaudi editore
Giancarlo De Cataldo

Sharon, detta Sharo, è una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. È bionda, alta, magra e ha la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Cresciuta alle Torri, nella periferia romana, ha sopportato a testa bassa una vita più dura del dovuto.

Vive con la madre invalida e ha bruciato un bel po’ di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi. Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d’occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio.

Lí, in quell’ambiente, nella zona oscura della città, nessuno la chiama piú con il suo nome. Per tutti è la Svedese.

Andò a dormire stringendo lo zainetto e il suo prezioso contenuto. Prima di sprofondare nel dormiveglia, accompagnata da Eggy, un ultimo pensiero: cinque sacchi, cosí, puff!

«La Svedese è una ragazza, mi sono sforzato di pensare come lei, e come i tanti che hanno vissuto in una bolla di disagio, insofferenza, antagonismo. Mi sono sforzato di vederla come quei ragazzi e quei disagiati che non potevano permettersi i duecento metri quadrati in centro, il posto fisso, il ristorante gourmet d'asporto. E ho chiesto alla Svedese di comunicarmi la sua rabbia, il suo impeto, la sua freschezza e la sua astuzia. Così la Svedese è diventata la protagonista di un'ascesa criminale nei giorni della pandemia, muovendo dalla sua immaginaria borgata alla conquista del centro».
Giancarlo De Cataldo, «tuttolibri – La Stampa»

«Il nuovo romanzo di Giancarlo De CaItaldo si beve come una birra ghiacciata quando fa caldo, ma contiene tutto: la lotta di classe, le nuove droghe, il virus, il potere. Più che a un romanzo, però, assomiglia al primo episodio di una serie. Non è un caso, perché la fine della fine è tra le novità più interessanti della narrativa d'azione degli ultimi anni: nell'impossibilità di ricavare una morale dalla storia, scoprire il colpevole e ridare un ordine al mondo frantumato dall'irruzione del male, la narrazione tende a prolungarsi all'infinito, moltiplicando attenzione e consumo, come nei serial tv […] La Svedese è un romanzo di formazione criminale in un mondo in cui, per i poveri, il crimine sembra tornato a essere l'unico romanzo possibile».
Giacomo Papi, «la Repubblica»

«Quando sostituisce Fabio investito e azzoppato da un'auto pirata, nella consegna porta a porta di vari stupefacenti, Sharon detta Sharo, a contatto con un mondo annoiato, viziato e prepotente, cambia rotta e diventa La Svedese. E fascino e senso spietato degli affari si fondono nella sua ammaliante bellezza».
Francesco Mannoni, «Il Mattino»

«Impossibile non affezionarsi alla protagonista dell'ultimo noir del magistrato che scrive i best seller criminali più raffinati: Sharon detta Sharo è una donna magnetica che sa ottenere rispetto. Anche dalla mala romana».
«Vanity Fair»

Chiara Valerio

Il protagonista di Così per sempre di Chiara Valerio è il conte Dracula. Oggi si fa chiamare Giacomo Koch, si è trasferito a Roma e lavora come anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli. Anche Mina Harker, la donna a causa della quale stava per essere ucciso, è un vampiro, ora si chiama Mina Monroy e abita a Venezia. Poi c’è Zibetto, il loro gatto, che può arrampicarsi per dieci piani e porta alle zampe anteriori due vistosi anelli d’oro, per l’esattezza due fedi nuziali.

Attraversando la grande stagione delle scienze, Giacomo ha capito molte cose. La prima è che tutto ciò che scorre è nutrimento, non solo il sangue, per quanto il sangue umano rappresenti ancora il suo cibo preferito. Ha capito che non si può vincere la nostalgia per i prodigiosi limiti dei viventi, e che grazie alla forza di gravità ogni uomo e ogni donna contengono l’universo.
Mina, invece, vuole solo vendicarsi di Dracula, distruggendo la sua unica vera grande passione: gli esseri umani. Ha vissuto gli ultimi sessant’anni insieme a una donna che il Conte ha ucciso – come, in effetti, ha ucciso tutti gli amori della sua vita. Decide, nella Venezia dove tutto scorre, di aprire un salone di bellezza in cui il tempo non scorra più. Dal salone di Mina chiunque entri uscirà uguale a se stesso. Per sempre…


«Nel romanzo il desiderio di restituire la realtà è visibile anche nella ricerca miniaturista delle geografie e dei particolari storici […] Mi piace che abbia un gatto, una creatura tipicamente fantasy, perché è un animale da soglia, continuamente tra il dentro e il fuori. L'unico modo per addomesticare un gatto è lasciare la porta aperta. Questo libro qui somiglia a un gatto perché fa la stessa cosa: reale e irreale hanno come soglia la letteratura che consente loro di stare lì entrambi» (Michela Murgia, «L’Espresso»).

«Diciamo subito che Così per sempre è un libro che somiglia ai suoi protagonisti: antico e moderno insieme, nonché candidato alla longevità, visto il modo in cui riesce a coniugare letterario e popolare, classico e innovazione, scienza e magia […] Dentro, c'è il gusto per le storie d'avventura di un’adolescente che freme, l'intreccio fra lettere e scienze pure che caratterizza la scrittrice adulta, la sua prosa fiume — frasi lunghissime, che però atterrano sempre in piedi, come Zibetto — e, da qualche parte, la spavalderia di un’esordiente. È la sua carriera, il vero vampiro di questo romanzo: distillate in un unico testo, ci sono tutte le anime di una delle autrici più ardite e poliedriche del nostro panorama culturale. Così da sempre» (Nicola H. Cosentino, «la Lettura – Corriere della Sera»).

«Dracula – al secolo Giacomo Koch – danza tra l’Italia di oggi e i tempi passati con la leggera disinvoltura, l’aplomb, che ci si attende da qualcuno per cui il tempo e lo spazio non significano molto […] Alla fine della lettura ci si è così affezionati a questo Dracula contemporaneo, quasi vegetariano, amante della scienza, delle piante e della psicoanalisi e che invece di giacere in un loculo riposa insieme alle radici delle piante, che siamo pronti a perdonargli tutto. Anche di essere immortale» (Stefano Mancuso, «la Repubblica»).

Così per sempre «oltre a essere il più sfacciato e riuscito tentativo di tornare al romanzo tradizionale di tutto il postmodernismo italiano, è anche un attacco frontale, gentile e spietato, alle tradizioni che informano l'Italia e la sua cultura, anche romanzesca. È un romanzo queer, l'ho detto, ma non perché racconti una vicenda di gente queer [...] Sfuma i confini tra le cose, superando le distinzioni cartesiane tra bestie e persone, organico e inorganico, eternità e immortalità. Ci rivela che non è macabro, in fondo, sentirci meno estranei a noi stessi quando ci riteniamo morti» (Alessandro Giammei, «Domani»).

Perché confrontarsi con un grande classico come il conte Dracula? «Perché ero ossessionata da lui da quando ero bambina. E perché questo è il libro che volevo scrivere da sempre, ma sapevo che prima ce ne dovevano essere altri, per allenarmi. Inoltre, perché grazie a Dracula posso indagare sul rapporto tra specie e natura» (Chiara Valerio intervistata da Loredana Lipperini, «il venerdì - la Repubblica»).