Giulio Einaudi editore
Roberto Vecchioni

«Avevo voglia da tanto tempo di raccontare la schola come divertimento perché in effetti nasce così: in greco scholè significa avere tempo libero, divertirsi, avere piacere di quello che fai». Così Roberto Vecchioni, intervistato da Luca Valtorta, presenta il suo nuovo libro a «Robinson – La Repubblica».

Lezioni di volo e di atterraggio è un viaggio fra i miti classici, che contengono già la verità del mondo, fra le parole del sacro e del profano, della poesia e della filosofia; il cantautore aiuta ad aprire altre porte senza fermarsi alla prima, a «non ripetere il risaputo», a sondare il possibile, a lanciarsi con l'immaginazione.

Le sue parole, sempre poetiche e pregnanti, ci spingono in alto, sopra il quotidiano, senza paura di perderci. «Un libro dal quale devi farti proprio portare. Un libro il cui piano di volo si lascia a sua volta assorbire da risucchi memoriali, salvo riprendere il filo rosso strutturale costituito da quelle specie di lezioni all'aria aperta, quasi a poter meglio respirare il senso della libertà di pensiero, nella volontà di stravolgere le idee preconfezionate, scomporre le apparenze, sondare le possibilità parallele e "guardar fuori, oltre, immaginando dove ha casa la speranza"» (Ermanno Paccagnini, «la Lettura – Corriere della Sera»).

La scuola di Vecchioni prima di tutto è un luogo in cui s’insegna senza impartire lezioni. I ragazzi hanno coraggio, desideri, paure, e una sete dentro che non si spegne mai. Sono irrequieti, protervi, insicuri: in una parola veri. C’è il momento del volo e quello dell’atterraggio, ma «non è proprio una divisione: è un andare con la fantasia più avanti che si può, perché è bello partire e cercare soluzioni diverse di tutti i tipi nel passato e nel presente. Posso inventare che Socrate non è morto in mezzo agli amici ma da solo, però poi devo dirlo ai ragazzi: la verità è questa. La parte "dell'atterraggio" è la parte più umana, più debole, nostra: quella di un quotidiano monotono. Nel "volo" tutti i giorni sono bellissimi e sublimi» (Roberto Vecchioni intervistato da Francesco Mannoni, «Il Mattino»).

Ecco allora Socrate, Platone, Prometeo, De Andrè, Alda Merini… tutte voci che il professore offre attraverso un dialogo incessante con i suoi alunni, portandoci a osservare con la coda dell’occhio un’altra, potentissima, forma di verità.