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Dal 12 gennaio Orwell è entrato a far parte del catalogo Einaudi con due dei più importanti classici moderni della letteratura: La fattoria degli animali e 1984. La traduzione è di Marco Rossari e le copertine di Noma Bar.
«[…] E facendo un’ulteriore riflessione voglio azzardarmi a predire una nuova peculiare fortuna per la Fattoria. Recenti studi sul nostro genoma hanno dimostrato quanto abbiamo in comune con gli altri primati e mammiferi, e in particolare con i maiali (dai quali possiamo farci trapiantare pelle e organi). Ai tempi di Orwell l’idea dei diritti animali, per non parlare di quella di una liberazione animale, sarebbe sembrata sciocca o piuttosto fantasiosa, ma oggi fa parte della nostra concezione dei diritti in continua evoluzione, e appoggiandosi a molte intriganti scoperte scientifiche è una di quelle idee che porta avanti il cambiamento. Anche noi siamo «animali», e il supposto dominio sulle altre creature che ci assegna il libro della Genesi appare messo sempre piú in crisi. Anche nell’enorme dibattito che ci aspetta nel futuro, questo piccolo libro si guadagnerà probabilmente una nicchia allegorica.
Tutti gli esempi che ho portato sono connotati storicamente, ma sono certo che la Fattoria possieda anche una cifra senza tempo, quasi trascendentale».
Dalla postfazione de La Fattoria degli animali a cura di Christopher Hitchens
«C’è una fotografia, scattata intorno al 1946 a Islington, che ritrae Orwell e suo figlio adottivo, Richard Horatio Blair. Il piccolo, che all’epoca doveva avere un paio d’anni, è raggiante, risplende di un’indifesa meraviglia […] Non è difficile ipotizzare che Orwell in 1984 abbia immaginato un possibile futuro per la generazione di suo figlio, un futuro che non gli augurava ma da cui non poteva evitare di metterlo in guardia. Ma l’idea di predire un futuro inevitabile lo metteva a disagio, e restava convinto della capacità delle persone comuni di cambiare qualsiasi situazione, se solo lo avessero voluto. Ed è a quel sorriso di bambino che si deve tornare; ingenuo e radioso, frutto di una fiducia incondizionata nel fatto che il mondo, alla fine, sia buono, e che l’umana decenza, come l’amore di un genitore, debba essere sempre data per scontata. Una fiducia tanto pura che possiamo quasi immaginarci Orwell, e persino noi stessi, magari anche soltanto per un istante, giurare di fare qualsiasi cosa vada fatta per evitare che possa mai essere tradita».
Dalla postfazione di 1984 a cura di Thomas Pynchon
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Una favola morale senza tempo che mette in guardia dal tremendo fascino del potere, valida oggi come nei giorni in cui è stata scritta.pp. 144€ 11,00
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1984
Uno dei piú importanti classici moderni, un tassello fondamentale per comprendere la Storia del Novecento e purtroppo anche la nostra.pp. 352€ 12,50