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Il 7 giugno, dal Teatro Romano di Benevento, è stata annunciata la cinquina finalista della LXXVII edizione del Premio Strega. Fra i titoli c’è Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone, uscito a ottobre del 2022 nei Supercoralli.
Il libro era stato presentato da Franco Buffoni:
«Propongo la candidatura del romanzo Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone per due fondamentali motivi: la tenuta stilistica che non viene mai meno nelle 247 pagine del volume; la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore in una vicenda storica e umana al calor bianco.
Già due anni fa con Splendi come vita, edito da Ponte alle Grazie, Maria Grazia Calandrone aveva visto pienamente riconosciute le proprie doti di narratrice, ben figurando nella dozzina del Premio Strega.
Con questa nuova prova narrativa l’autrice, ben nota da decenni come indiscutibile voce poetica, non solo conferma le qualità di narratrice di razza allora poste in luce, ma le corrobora con una magistrale ricostruzione storica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta: riuscendo a ricostruire ambienti e situazioni (il Molise rurale, la periferia milanese in pieno boom economico, Roma magica di altera e sconsolata bellezza) in modo altamente poetico pur se finemente realistico, e dando dei propri genitori biologici tesi verso una tragica fine un ritratto nitido, al contempo profondamente partecipe, ferocemente oggettivo e emblematico nella sua attualità».
L’elezione del libro vincitore si svolgerà il 6 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Gli altri candidati:
Andrea Canobbio, La traversata notturna (La nave di Teseo)
Ada D’Adamo, Come d’aria (Elliot)
Romana Petri, Rubare la notte (Mondadori)
Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli)
Venerdì 27 maggio, in diretta dal Palazzo del Bo’ di Padova, è stata annunciata la cinquina finalista della 60esima edizione del Premio Campiello. Fra i titoli, La foglia di fico di Antonio Pascale, uscito il 2 novembre 2021 nei Supercoralli.
«Non è un libro sentimentale, ma è un libro che possiede un sentimento, dalla prima pagina all'ultima: il sentimento per le cose della vita. Si sorride, si ride di certe figuracce o di certe teorie casertano-filosofiche, si ringrazia per l'assenza di trama e la ricchezza di letteratura, ci si ripromette di andare al più presto in una pineta a piedi nudi e di portarci i bambini finché sono bambini, finché la vita non prenderà un'altra piega».
Annalena Benini, «Il Foglio»
«La foglia di fico è un libro di piacevolissima lettura che racconta piccole, sofferte, ironiche vicende dentro i grandi e gravi problemi del nostro Paese e del nostro tempo».
Domenico Starnone, «Corriere della Sera»
«Il personaggio che mi colpisce di più del libro è quello del padre. Una figura gigantesca. In genere tentiamo di distaccarci dai padri di non occuparci delle loro stesse cose. Invece nel romanzo l'idea di formazione, la trasmissione di sapere, passa attraverso lui».
Francesco Piccolo, «la Repubblica»
«Questo libro, già nell'ambivalenza del titolo, è il referto narrativo di una esperienza di ascolto della natura. Lo compie Antonio – il protagonista o l'autore che sia: vale la pena di intrupparsi nell'autofiction? – attraverso dieci capitoli splendidamente aperti dalle illustrazioni da codice miniato di Stefano Faravelli, che riescono a fare di una raccolta di brani un romanzo: un racconto omogeneo che Pascale governa con una scrittura divagante, frammentata, digressiva, tessendo una vera e propria ragnatela di microazioni e macroazione al centro della quale ci sono temi come l'amore, le scelte, la libertà, la felicità, il dolore, l'abbandono, la solitudine, la vergogna, l'inadeguatezza, la vita e la morte».
Generoso Picone, «Il Mattino»
«Leggendo quest'ultima felicissima (nel senso etimologico di feconda) autofiction polifonica di Pascale si può pensare alle atmosfere di Virgilio, vuoi per le Georgiche vuoi, soprattutto, per quel primo viaggio all'inferno e ritorno, quello che permette, se non di dipanare, almeno di avere chiari i fili in cui l'essere umano è costretto e poi imparare a conviverci».
Silvia Veroli, «il manifesto»
Il vincitore del Premio Campiello 2022 sarà proclamato sabato 3 settembre al teatro la Fenice di Venezia, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. Ecco gli altri candidati:
Fabio Bacà con Nova (Adelphi)
Daniela Ranieri con Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie),
Elena Stancanelli con Il tuffatore (La nave di Teseo),
Bernardo Zannoni con I miei stupidi intenti (Sellerio).
Il 10 giugno, al Teatro Romano di Benevento, sono stati proclamati i cinque finalisti della LXXV edizione del Premio Strega. Tra i titoli c’è Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio, uscito a novembre del 2020 nei Supercoralli.
«Con Borgo Sud ho voluto raccontare le conseguenze del disamore. Se non hai conosciuto, appreso la lingua dell’affetto in famiglia, quella lingua diventa più ostica da adulti».
Donatella Di Pietrantonio
La serata finale si svolgerà giovedì 8 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in diretta su Rai 3.
Ecco la cinquina finalista della LXXV edizione del Premio:
Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza)
Edith Bruck, Il pane perduto (La nave di Teseo)
Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud (Einaudi)
Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani)
Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli)
Venerdì 28 maggio, in diretta dal Palazzo del Bo di Padova, è stata annunciata la cinquina finalista del Premio Campiello 2021. Fra i titoli, Se l’acqua ride di Paolo Malaguti, uscito il 9 giugno 2020 nei Supercoralli.
«I protagonisti della storia sono il giovane Ganbeto e soprattutto il nonno Caronte, il “barcaro” che cerca invano un erede per il proprio mestiere, figura fiera e austera, spesso anche scontrosa, avvolta in un’aurea epica, impotente però a contrastare la spinta del progresso e, nel merito, della concorrenza delle barche a motore. Con chiarezza illuminante, felicità narrativa e perizia documentaria Malaguti racconta l’incontro e l’urto di queste prospettive opposte, l’una legata alla fatica, al pericolo e anche all’avventura, l’altra distinta dalla maggiore sicurezza economica e da una vita più facile e socialmente animata».
Gino Ruozzi, «Domenica - Il Sole 24 Ore»
«[…] Ganbeto non ama questa o quella, ama l'amore. Tant'è vero che alla fine non ci prova con una o con l'altra, ma con quella che incontra d'improvviso, con la quale fa tutto (mi par di capire, ma Malaguti vola alto e a distanza), non perché lui osi prendere l'iniziativa, ma perché osa lei. È l'amore dei ragazzini. Nel descriverlo Malaguti ha una preziosa sapienza e una delicata grazia. Della quale, finito di leggere, gli siamo grati. Un libro delizioso».
Ferdinando Camon, «tuttolibri – La Stampa»
Il vincitore della 59esima edizione del Premio Campiello sarà proclamato il 4 settembre dall’Arsenale di Venezia, ecco i finalisti:
Il libro delle case, Andrea Bajani (Feltrinelli)
Sanguina ancora, Paolo Nori (Mondadori)
Se l'acqua ride, Paolo Malaguti (Einaudi)
L'acqua del lago non è mai dolce, Giulia Caminito (Bompiani)
La felicità degli altri, Carmen Pellegrino (La nave di Teseo)