Giulio Einaudi editore
Davide Longo

Il 2 febbraio è uscito per Einaudi Stile Libero il nuovo caso di Vincenzo Arcadipane e Corso Bramard, Una rabbia semplice. Contestualmente la collana ha ripubblicato anche i due precedenti romanzi della serie, Il caso Bramard e Le bestie giovani.

L’arrivo nelle librerie di questi tre romanzi è stato accompagnato dalle calorose parole di Alessandro Baricco: «Chiedo, e trovo gente che non ha mai letto la saga di Bramard e Arcadipane. Oh, ma vogliamo scherzare? Quei due sono la risposta del Nord al commissario Montalbano! Sono l’invenzione del poliziesco piemontardo! Fango e pioggia, schiene diritte, tristezza, amori disperati, humor impassibile, violenza sepolta, sogni poetici, anarchia. E i corpi? Altro che la siciliana fisicità splendente. Qui i corpi sono una debolezza, un incidente, uno scandalo, una scusa. Scritture di cui si è persa la chiave. Solo nelle nebbie del Nord, dove “il sole è un lampo giallo al parabrise”, c’è gente del genere, e Longo la racconta da dio, con quel suo scrivere che ho studiato a lungo, come potrei studiare un cocktail, e adesso credo di aver capito: due parti di Fenoglio, due di Simenon, una di Paolo Conte e cinque di Davide Longo. Aggiungere una spezia che non so (qualcosa come una goccia di disperazione, direi, ma non so) e servire. Ne butti giú uno e poi non smetti piú. Giuro».

Il caso Longo: parla Alessandro Baricco

È una primavera malinconica per il commissario Arcadipane. Ha cinquantacinque anni, un matrimonio fallito alle spalle e un futuro che non promette granché. Due anni di solitudine senza la moglie e con i figli che ormai hanno la loro vita.

Un caso, però, risveglia la sua attenzione e l'istinto che credeva aver perduto: una donna colombiana, Dolores Mendes, viene aggredita fuori da una stazione della metropolitana di Torino. Sembra un caso facile, il colpevole viene subito rintracciato dalle telecamere della stazione, vestito con un kimono, i bermuda a fiori e una maschera. È un ragazzo di periferia con capelli rasati ai lati che spaccia vicino al suo vecchio istituto, spesso coinvolto in risse. La soluzione sembra a portata di mano ma il commissario non è soddisfatto e vuole indagare più a fondo con l'aiuto del suo vecchio capo, Corso Bramard, in lotta contro un male oscuro, e dell'agente Isa Martini.

Una rabbia semplice ha ricevuto subito un’ottima accoglienza da parte della critica. Ecco alcuni estratti:

«Davide Longo è un appartato, una bestia rara. Scrive noir, o forse no. Scrive mondi. Ha inventato un commissario in congedo che si chiama Corso Bramard ed è un uomo verticale, algido, una scultura di Giacometti col passo anche interiore di un Clint Eastwood, insieme a un altro commissario che è il suo allievo anche se ha già 55 anni e di nome fa Vincenzo Arcadipane, un trattore, una macchina basculante costruita per funzionare. Quanto è mentale Bramard, tanto è corporeo Arcadipane che in saccoccia tiene un mucchio di sucai da estrarre compulsivamente e ingoiare insieme ai pelucchi che stanno sul fondo delle tasche. Due così non li dimentichi».
Maurizio Crosetti, «la Repubblica»

«Perché parte tutto da quello che sembra un brutto ma semplice fattaccio di cronaca, con una donna in coma per essere stata presa a calci in metropolitana, e poi si allarga a qualcosa che diventa più grande, e per quanto sembri una follia posso assicurarvi che accade davvero, e proprio per questo deve farci paura […] L'avevo perso, l'ho ritrovato e non lo mollo più. Davide Longo è uno dei grandi».
Carlo Lucarelli, «Corriere della Sera»

«Simbolica via di mezzo tra "una nuvola d'ira" e "una questione privata", comunque distante dalla lugubre ferocia dell'ennesimo massacratore seriale preda delle sue deliranti fobie. Una rabbia quasi immobile, quella dipinta con profonda partecipazione emotiva da Davide Longo, che torna a muovere le fila dei suoi recenti protagonisti con la rustica volontà di scavare nell'anima più che nel sangue […] Non sappiamo se siamo stati più coinvolti dalla trama umanamente in crescendo o dai personaggi che vivono le loro faticose storie sbattendosi per portare a casa un stella al merito per sopravvivere».
Sergio Pent, «tuttolibri – La Stampa»