Giulio Einaudi editore

Il popolo bambino

Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò
Copertina del libro Il popolo bambino di Antonio Gibelli
Il popolo bambino
Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò
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La prima storia politica dell'infanzia e dell'adolescenza nell'Italia del nazionalismo, del fascismo e delle guerre totali.

2005
Einaudi Storia
pp. 412
€ 25,00
ISBN 9788806168384

Il libro

Nella prima metà del Novecento, il mondo dei minori viene investito da un potente processo di arruolamento nella nazione, nelle politiche di potenza, nella mobilitazione bellica, nell’organizzazione del consenso allo Stato totalitario.
La nazionalizzazione dei bambini e degli adolescenti costituisce un tassello fondamentale e un modello della nazionalizzazione delle masse, ugualmente considerate infantili, immature, bisognose di suggestioni e raggiri. Tali fenomeni si intrecciano con l’emergere dei bambini come nuovo segmento del mercato e con l’irruzione prepotente della loro immagine nella pubblicità commerciale.
Se le prime avvisaglie del fenomeno risalgono al primo decennio del secolo, è la Grande Guerra a offrirne la piú ampia sperimentazione, anticipando anticipando forme di coinvolgimento poi riprese e ingigantite dal fascismo, in una parabola che si concluderà dal fascismo, in una parabola che si concluderà con la nuova guerra e la disfatta.

Il libro affronta questi temi in una prospettiva soggettiva: cerca di esplorare il punto di vista dei bambini e delle bambine e di rivisitarne le emozioni, i sogni, i percorsi dell’immaginario attraverso l’uso di fonti inusuali come i componimenti e gli esercizi di scrittura, le lettere ai combattenti e ai reduci, i diari e le memorie, le cartoline illustrate e le copertine dei quaderni di scuola.
L’«infanzia» di cui parliamo è una costruzione simbolica e retorica artificiale legata alle politiche di massa del XX secolo, non è quindi una categoria biologica né sociologica ma eminentemente politica, come sottolinea il rapporto in cui è posta con la nazione. Verso il basso non ha confini, perché l’eroismo – come ripeteranno all’infinito le pagine della propaganda di guerra – non ha limiti di età e persino i poppanti possono fare, magari senza saperlo, la loro parte. Verso l’alto il suo traguardo è il momento dell’inquadramento militare effettivo (confine maschile, che tuttavia finisce per essere assunto come confine generale: bambine e ragazze in tutto questo rimarranno sempre complementari).
Al centro dell’attenzione non c’è dunque una circoscritta fascia di età ma piuttosto un percorso evolutivo, una specie di progressione continua dalla prima infanzia all’età di imbracciare le armi, durante la quale le nuove leve vengono interpellate, mobilitate, inquadrate, conquistate, utilizzate e cosí accompagnate a saldarsi, potente collante e leva moltiplicatrice delle energie, nella nazione.

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