Giulio Einaudi editore

Il cammino della speranza

L'emigrazione clandestina degli italiani nel secondo dopoguerra
Copertina del libro Il cammino della speranza di Sandro Rinauro
Il cammino della speranza
L'emigrazione clandestina degli italiani nel secondo dopoguerra
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Quando i clandestini eravamo noi. La prima storia dell'emigrazione illegale italiana negli anni della ricostruzione e del miracolo economico.

2009
Einaudi Storia
pp. XX - 436
€ 35,00
ISBN 9788806196295

Il libro

Sandro Rinauro racconta una storia straordinaria e poco conosciuta. Quella che dopo la seconda Guerra mondiale vide muoversi verso l’estero molte migliaia di italiani. Donne, uomini e bambini in cerca di un futuro e di migliori condizioni di vita. Migranti clandestini che si spingevano oltre le Alpi, spesso a rischio della vita, e da lí finivano talvolta in luoghi improbabili come l’Indocina e l’Algeria in guerra. Perché anche prima della globalizzazione i paesi occidentali hanno avuto grande dimestichezza con l’immigrazione illegale. E gli italiani hanno detenuto a lungo il primato dell’esodo clandestino. Negli anni della ricostruzione europea una causa importante fu la contraddizione tra la tradizionale propensione italiana all’espatrio e lo scarso fabbisogno straniero di manodopera. Ma l’emigrazione illegale dilagò persino al principio del miracolo economico continentale, quando la domanda di braccia straniere divenne quasi incolmabile. L’ultima stagione dell’esodo degli italiani rivelò l’illusione del controllo totale dell’emigrazione e della sorveglianza dei confini nazionali, cosí come le restrizioni burocratiche furono spesso la causa prima dell’espatrio illegale.

Nel secondo dopoguerra il ritorno dell’Italia alla tradizionale libertà d’emigrazione, la ricostruzione economica europea e l’avvento in Occidente di democrazie piú compiute sembrarono promettere un’epoca di liberi flussi migratori. Nella realtà tutto andò diversamente: la necessità di lavoratori stranieri fu a lungo limitata e le politiche migratorie internazionali rimasero restrittive e inefficienti. Di conseguenza, in decenni in cui l’Italia era il principale serbatoio europeo di manodopera, l’espatrio illegale divenne un fenomeno vasto e diffuso in tutta la penisola. Solo una piccola porzione dei clandestini italiani era mossa da ragioni giudiziarie o politiche. La maggioranza era composta da lavoratori, uomini, donne e bambini che quasi in nulla si distinguevano dai connazionali piú fortunati che riuscivano ad emigrare nel rispetto della legge. Dopo avere attraversato i confini stranieri spesso al prezzo della vita, molti furono «sanati» ed equiparati agli immigrati regolari, ma quasi tutti vissero a lungo nell’illegalità sperimentando sfruttamento e precarietà. Molti si rassegnarono a rimpatriare rapidamente, mentre i piú sfortunati, in mancanza di meglio, finirono per arruolarsi nella Legione Straniera francese partecipando anche alle guerre d’Indocina e d’Algeria.