Giulio Einaudi editore

Un’altra vita

Fare un figlio nell'era digitale
Un’altra vita
Fare un figlio nell'era digitale
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Cosa significa diventare madre oggi? Al tempo delle app e delle influencer. Al tempo delle esistenze scandite e controllate dal proprio cellulare e delle mille ansie indotte da chi dalle nostre ansie vuole trarre soltanto profitto. Al tempo in cui tutto, ma proprio tutto, punta a farti sentire inadeguata. Il viaggio di una donna verso la maternità nel nostro assurdo, inquietante e ridicolo presente tecnologico.

«Uno sguardo caustico sui mille schermi che riflettono l'esperienza della gravidanza e dei primi mesi della maternità. La grande forza di questo libro è il buffo stupore con cui Hess osserva ogni cosa».
«The New Yorker»

«Con intelligenza affilata e assoluta sincerità, Hess sa cogliere le ansie e le follie del mondo contemporaneo. Un libro molto divertente e ricco di idee».
«The Wall Street Journal»

«Un'altra vita non è un libro soltanto per genitori, ma per chiunque sia interessato e preoccupato da come le nostre tracce digitali impatteranno sulla vita delle generazioni future».
«Elle»

2025
eBook
pp. 280
€ 12,99
ISBN 9788858449547

Il libro

Quando Amanda decide di voler diventare madre, senza nemmeno rendersene conto si ritrova, in preda all’ansia di non riuscirci, a sottomettere questo suo desiderio cosí intimo al freddo controllo delle app, che sanno di lei molto piú di quanto lei potrà mai sapere di se stessa: cicli lunari, posizioni favorevoli, alimenti propedeutici. Dopodiché, una volta che finalmente è rimasta incinta, le ansie non diminuiscono, e nemmeno il controllo esercitato dalle opinioni che arrivano da ogni anfratto del web in cui si rifugia in cerca di certezze. E malgrado sappia di essere molto vulnerabile, e che ogni articolo o video di qualche presunta guru della maternità dalle dubbie credenziali non farà che renderla ancora piú insicura, non riesce comunque a smettere di leggerli o guardarli. Perché è cosí che vanno le nostre esistenze oggi: non riusciamo a staccare gli occhi da quello che ci fa male. Poi quando il figlio arriva e si concretizza una delle sue ansie piú temute, Amanda continua a sentirsi addosso la pressione del mondo digitale, pronto ad accusarla di essere un pessimo modello di madre per il suo bambino tanto fragile. Quando Amanda decide di voler diventare madre, senza nemmeno rendersene conto si ritrova, in preda all’ansia di non riuscirci, a sottomettere questo suo desiderio cosí intimo al freddo controllo delle app, che sanno di lei molto piú di quanto lei potrà mai sapere di se stessa: cicli lunari, posizioni favorevoli, alimenti propedeutici. Dopodiché, una volta che finalmente è rimasta incinta, le ansie non diminuiscono, e nemmeno il controllo esercitato dalle opinioni che arrivano da ogni anfratto del web in cui si rifugia in cerca di certezze. E malgrado sappia di essere molto vulnerabile, e che ogni articolo o video di qualche presunta guru della maternità dalle dubbie credenziali non farà che renderla ancora piú insicura, non riesce comunque a smettere di leggerli o guardarli. Perché è cosí che vanno le nostre esistenze oggi: non riusciamo a staccare gli occhi da quello che ci fa male. Poi quando il figlio arriva e si concretizza una delle sue ansie piú temute, Amanda continua a sentirsi addosso la pressione del mondo digitale, pronto ad accusarla di essere un pessimo modello di madre per il suo bambino tanto fragile. Quando Amanda decide di voler diventare madre, senza nemmeno rendersene conto si ritrova, in preda all’ansia di non riuscirci, a sottomettere questo suo desiderio cosí intimo al freddo controllo delle app, che sanno di lei molto piú di quanto lei potrà mai sapere di se stessa: cicli lunari, posizioni favorevoli, alimenti propedeutici. Dopodiché, una volta che finalmente è rimasta incinta, le ansie non diminuiscono, e nemmeno il controllo esercitato dalle opinioni che arrivano da ogni anfratto del web in cui si rifugia in cerca di certezze. E malgrado sappia di essere molto vulnerabile, e che ogni articolo o video di qualche presunta guru della maternità dalle dubbie credenziali non farà che renderla ancora piú insicura, non riesce comunque a smettere di leggerli o guardarli. Perché è cosí che vanno le nostre esistenze oggi: non riusciamo a staccare gli occhi da quello che ci fa male. Poi quando il figlio arriva e si concretizza una delle sue ansie piú temute, Amanda continua a sentirsi addosso la pressione del mondo digitale, pronto ad accusarla di essere un pessimo modello di madre per il suo bambino tanto fragile. Alla fine si renderà conto che, per quanto sia impossibile sfuggire al dominio della tecnologia, internet non potrà mai davvero sapere tutto di noi. E basta staccare lo sguardo dal telefono, e posarlo su tuo figlio che dorme, per avere l’impressione di essersi riprese la propria vita.