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L’ospite
Tra noi la voce non
conduce e arriva, come
phon dentro l'acqua,
ma si ferma come
d'interruttore,
acceso o spento
a casaccio. Noi due
siamo un paese
sotto embargo,
che vive di parentesi e
silenzi, di blackouts,
sì che quando la luce poi
ritorna, noi ci si è già
dimenticati cosa dire.
Il libro
L’ospite è la presenza interiorizzata che pervade i versi di questa raccolta: una femminilità domestica, una fisicità in disarmo fotografata con cruda esattezza, osservata nei gesti e nei particolari rivelatori. È lo specchio rovesciato in cui si scruta la soggettività del poeta, il referente implicito di un dialogo a distanza fra corpi e intelletti: da un lato un modello di donna dal limitato e tuttavia potentemente metaforico orizzonte casalingo, dall’altro lo sguardo distante e partecipe dell’autrice. Ma in realtà sono due punti di vista che si intrecciano in un passaggio di consegne generazionale, da una vita compiuta a un’altra che si cerca. Il senso della continuità vitale è il senso più profondo di queste poesie, dove anche morte e disfacimento sono evocati senza implicazioni angosciose, ma come evenienza materiale, parte di una trama di relazioni in cui le forme trasmigrano in altre forme, persone o cose che siano. Lo stile è denso, ellittico ma non oscuro, pieno di riferimenti alla realtà comune: può ricordare la tradizione poetica femminile americana (Emily Dickinson, Sylvia Plath, Anne Sexton), che l’autrice frequenta anche come traduttrice.