Giulio Einaudi editore

Un luogo incerto

Un luogo incerto
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Humour, fantasia visionaria, erudizione, colpi di scena, dialoghi strepitosi, capacità di indagare nelle pieghe piú profonde dell'anima si fondono in un intreccio mirabile, dove Adamsberg fa i conti con il mito e la realtà del Vampiro. E con un passato che sembra tornato per rovinargli la vita.

2009
Stile Libero Big
pp. 392
€ 18,50
ISBN 9788806196899
Traduzione di

Il libro

Al cancello del vecchio cimitero di Highgate ci sono diciassette scarpe, ben allineate, con la punta rivolta verso il cimitero. E con i piedi mozzati dentro. Se il Tagliatore di piedi, pensa il commissario Adamsberg, ha abbandonato lí il suo tesoro, come non gli bastasse piú, quale nuovo orrore si sta preparando?

Adamsberg, con l’impagabile Danglard, si trova, un po’ annoiato, in Inghilterra per una riunione della Grande Europa poliziesca: si tratta nientemeno che di «armonizzare i flussi migratori» con i colleghi di ventitre Paesi… Ma dove c’è Adamsberg tutto può accadere. E il ritrovamento delle diciassette scarpe – o come dice il preciso Danglard, «diciassette piedi, otto paia e un piede singolo» – spinge il nostro «spalatore di nuvole» a percorrere un’altra Europa: quella dove dopo quasi trecento anni la stirpe di Dracula non ha smesso di infestare il mondo. Tra Londra, i dintorni dell’Hauts-de-Seine e la Serbia, attraverso il «nero tunnel» che conduce alla tomba di Peter Plogojowitz, riesumato nel 1725 col sospetto di essere un vampiro, l’indagine poliziesca si intreccia all’esplorazione di quel continente ignoto che è la follia umana.

«Avevo da due anni l’idea delle scarpe in cui sarebbero stati ritrovati piedi mozzati. È venuta fuori da una chiacchierata con mio figlio, si scherzava. “Immagina che si trovino diciassette scarpe”, “Ah sí, ma con i piedi dentro…” Poi avevo voglia di una storia di vampiri, una bella storia di vampiri, come quelle che si raccontano attorno al fuoco per sospendere l’ansia della vita. Avevo tredici anni quando ho letto Bram Stoker. Mi colpí molto. E mi sono interessata al caso Plogojowitz, che aveva fatto molto scalpore nel diciottesimo secolo. Pensavo che Plogojowitz venisse dalla Slovenia, dunque ho cominciato a scrivere in quella direzione, fino a che non ho conosciuto una signora serba molto colta… Questo mi ha sconcertato: la Serbia è troppo sensibile, le persone sarebbero di sicuro andate in bestia… Ma insomma, Plogojowitz è un personaggio davvero esistito e viene davvero da lí. Dunque ho trovato questo stratagemma, di persone che non parlano della guerra, e di uomini che non avevano partecipato alla guerra perché “qui non lasciano donne e bambini soli al villaggio”».

Fred Vargas, da una intervista a Libération

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