Giulio Einaudi editore

Tutti i viventi

Tutti i viventi
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Aloma desidera due cose con tutta se stessa: suonare il pianoforte e sfuggire al profondo Sud americano in cui è nata e cresciuta. Aloma desidera la musica e gli spazi.
Legarsi a Orren Fenton, unico dolente superstite di una famiglia di piantatori di tabacco, uomo del silenzio e della terra, uomo della carne, potrebbe dunque rivelarsi il più grande abbaglio della sua giovane vita. All'altro capo del suo orizzonte c'è Bell Johnson, il vibrante predicatore della chiesa locale, uomo della parola e del cielo, uomo dello spirito. Che risieda in lui l'appagamento della sua fame? Forse. A meno che Aloma scopra di desiderare qualcosa ancor più di se stessa.

2010
Supercoralli
pp. 204
€ 18,50
ISBN 9788806195304
Traduzione di

Il libro

Durante un’infanzia e un’adolescenza da orfana alla scuola delle missioni, Aloma conosce il piccolo dolore di un’esistenza nell’ombra: quella proiettata dal crinale di Spar Mountain che frena il cammino del sole per buona parte della giornata, e quella di una sostanziale mancanza di talenti che stende su di lei il velo opaco della mediocrità. Un velo che si squarcia all’improvviso quando Aloma incontra la musica e il pianoforte, scoprendo in sé doti e potenzialità inaspettate, e con esse un progetto: abbandonerà quel «mondo inabissato che non conosceva le cerimonie gemelle di mattino e sera», diventerà una concertista nel mondo reale. L’ostacolo, immancabile, ha gli occhi chiari e la parlata grezza dei contadini del Kentucky. Con lui Aloma sperimenta quella prima baldanza del corpo in cui non serve chiedersi se sia solo sesso o già amore. Quando un terribile incidente falcidia la famiglia di Orren, scaricando sulle sue giovani spalle la responsabilità della piantagione di tabacco avita, e lui le chiede di condividerla, Aloma, che «non sapeva niente di niente», dice sì. Si trova così catapultata in un ambiente scabro e faticoso oltre il sopportabile, immune al passaggio del tempo, accanto a un uomo, un ragazzo, pressoché sconosciuto fuori dal letto, traumatizzato dalla perdita e schiacciato dal carico, privo di agio o volontà per ascoltare esigenze futili come la musica, o la felicità. Un ragazzo che, sollevando lo sguardo verso la parete rocciosa che li sovrasta o abbassandolo sulla terra che calpestano, vede una sponda e radici, là dove Aloma scorge solo una prigione e polvere. L’inquietudine, come canto di sirena, la spinge allora fuori dalla casa colonica e verso la chiesa locale: un pianoforte da poter suonare, persone da incontrare; una in particolare, Bell, il pastore della comunità, uomo aperto e cordiale, la cui voce Aloma impara ad associare quotidianamente all’amato Mozart, l’amato Schubert. E le sue due realtà si fanno via via più inconciliabili.

«Un libro splendido. La prosa di Morgan è incantevole fin dalle prime pagine, le descrizioni sono cariche d’inventiva, le cadenze bibliche. E la storia – la sua ambientazione, lo stile di vita – è fluida e incancellabile come una melodia che resta in mente».
San Francisco Chronicle

«Una scrittura semplicemente stupefacente, quella di un autore ben più maturo. Vengono alla mente Willa Cather ¿ Harper Lee e Carson McCullers».
Los Angeles Times

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