-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Racconti e prose brevi
Beckett amava e praticava le forme brevi
o brevissime della narrazione, e molti pensano
che proprio fra questi testi ci siano i suoi maggiori
capolavori.
Nel volume viene raccolta tutta la sua produzione
letteraria di questo tipo a partire da Assunzione,
il primo racconto del 1929, fino a Fremiti fermi
del 1988. Tutto il Beckett prosatore breve, ancora più ossessivamente concentrato a ribaltare i miti
dell'io, della coscienza, della volontà, in uno stallo
esistenziale dove tutto può e non può accadere.
Il libro
«Essere sepolto in questa carne o in un’altra, in questo braccio che una mano amica stringe, e in questa mano, senza braccia, senza mani, e senz’anima in queste anime tremanti, attraverso la folla, tra i cerchi, i palloni, che cosa c’è in questo che non va? Non so, sono qui, è tutto quello che so, e che continuo a non essere io, è con questo che bisogna cavarsela. Non c’è carne da nessuna parte né di che morire. Lascia tutto questo, voler lasciare tutto questo, senza sapere che cosa vuole dire, tutto questo, è presto detto, è presto fatto, invano, niente si è mosso, nessuno ha parlato. Qui, qui non succederà niente, qui non ci sarà nessuno, almeno non tanto presto. Le partenze, le storie, non sono per domani. E le voci, da qualunque posto vengano, sono bell’e morte».
«I testi beckettiani parlano con un linguaggio che non possiamo non riconoscere come nostro». dalla prefazione di Paolo Bertinetti