Giulio Einaudi editore

Ludmila in fuga

Copertina del libro Ludmila in fuga di DBC Pierre
Ludmila in fuga
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All'Ovest, a Londra, Blair e Bunny Heath, gemelli siamesi di trentatre anni, sono separati con successo. Blair è forte nel fisico, Bunny nella testa. All'Est, in un angolo sperduto del Caucaso sconvolto dalla guerra, la giovane e impetuosa Ludmila ammazza il nonno. I destini dei gemelli e di Ludmila si intrecciano in modo rocambolesco, nella piú sordida e grottesca parodia di una storia d'amore.

2006
Stile Libero Big
pp. 314
€ 14,80
ISBN 9788806182366
Traduzione di

Il libro

«Aspettatevi il ridicolo e la velocità, il comico e l’osceno, e uno stile elaborato che rasenta la magnificenza capace di dare vita a momenti di scioccante bellezza e smarrimento».

Ali Smith

Il nuovo romanzo di DBC Pierre racconta lo sgradevole incontro tra Est e Ovest che segue all’apparizione della fotografia di Ludmila Derev in un sito Internet di spose russe. Dopo l’uccisione del nonno, determinata a salvare la sua famiglia dalle truppe d’occupazione, Ludmila affronta un’amarissima odissea nel mondo e nella condizione femminile. A migliaia di miglia a ovest, i gemelli siamesi Heath, separati dopo trentatre anni di congiungimento all’addome, sono strappati al materno grembo di Albion House, istituto che li ha protetti dalle imboscate della vita vera, e catapultati in una vorticosa ricerca di sesso e libertà. In questo tourbillon picaresco e selvaggio tra i sapori del bacon britannico e della peggiore vodka clandestina russa, Ludmila in fuga è il racconto dell’avventura di tre creature alle prese con l’ignoto.

«Leggere DBC Pierre mi fa pensare alla lingua dei tempi di Shakespeare, tremendamente libera, inventiva, personale e poetica al tempo stesso».

John Carey, «Booker Prize»

«Uno degli scrittori piú seri e originali di questi anni».

«The Observer»

«Ludmila in fuga è un apologo sugli elementi che si celano dietro la politica; una farsa su una carta di credito prepagata nel Caucaso; un racconto sui soldi, la separazione e la convivenza nel nuovo-vecchio mondo; una commedia irriverente sulla disgustosa prosopopea occidentale. Non è seducente come Vernon ma possiede un’energia non meno visionaria. Il suo feroce gioco morale fra schiettezza e rudezza ricorda Robert Coover, Irvine Welsh, Alan Warner. La sua presa sui “circuiti scoperti di Londra”, la sua satira sull’amore romantico e sul linguaggio, la qualità scura come il malto delle parole, esercitano un diverso tipo di seduzione. La semplice inafferrabilità delle sue complicate metafore lo porta “a tenere la sua lingua in ostaggio”… È una visione gotica della Albion post-Blake libera nel mondo, un’accusa scabrosa, rancida, sovrabbondante espressa a muso duro, come si esprime la simpaticissima eroina dell’Est, il cui spirito, tutt’altro che spezzato, trabocca di giusta collera».

Ali Smith

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