Giulio Einaudi editore

Il campo di cipolle

Copertina del libro Il campo di cipolle di Joseph Wambaugh
Il campo di cipolle
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Una riflessione dolente sulle imperfezioni e i fallimenti della giustizia, e sul retaggio di sofferenze e crudeltà che accompagna ogni fatto di sangue, segnando l'esistenza dei colpevoli come delle vittime in modo irreparabile.

2009
Stile Libero Noir
pp. X - 482
€ 21,00
ISBN 9788806187125
Traduzione di
Introduzione a cura di

Il libro

«Autunno 1973. Joseph Wambaugh aveva pubblicato un libro nuovo. Il titolo era Il campo di cipolle. Avevo letto un estratto su una rivista, ancora prima che il libro uscisse. Alla biblioteca di Hollywood ero mezzo sbronzo. L’estratto era breve. Fu come uno schiaffo. Volevo di piú. Due colpi alla banca del sangue mi avrebbero assicurato i soldi per il prezzo di copertina e una sbornia. Vendetti il plasma. Ottenni i quattrini».

Dall’Introduzione di James Ellroy

Los Angeles, 9 marzo 1963. Campbell e Hettinger, due agenti di pattuglia che lavorano da poco in coppia fermano un’auto sospetta. A bordo due delinquenti di piccolo cabotaggio con una lunga storia di reati e carcere alle spalle. I due criminali disarmano i poliziotti, li rapiscono e, dopo un lungo tragitto in auto sulle freeways intorno a Los Angeles, li portano in un campo di cipolle. Ed è nella polvere di una sterrata di campagna, nell’odore pungente delle cipolle, che si consuma la tragedia, tanto piú atroce quanto piú assurda: Campbell viene ucciso a colpi di pistola. Hettinger riesce a scappare. Nel giro di poche ore, i colpevoli vengono catturati, ma il finale della loro storia è ancora lontano e tutt’altro che consolatorio. Inizialmente condannati a morte, i due assassini affronteranno una serie di processi che, a vent’anni dall’omicidio, li porterà alla scarcerazione. Quanto a Hettinger, lascerà la polizia e trascorrerà tutta la vita in una spirale di dolore, rimorso e autodistruzione. Wambaugh racconta una vicenda vera e terribile da ex poliziotto, scrittore di razza e profondo conoscitore della psicologia umana. Il risultato è una riflessione dolente sulle imperfezioni e i fallimenti della giustizia, e sul retaggio di sofferenze e crudeltà che accompagna ogni fatto di sangue, segnando l’esistenza dei colpevoli come delle vittime in modo irreparabile.

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