Giulio Einaudi editore

I viaggiatori

«Se quello che state cercando è una storia poetica, asciutta, spesso buffa, di persone normali bramose di relazioni significative, o se il vostro grande rimpianto è che Raymond Carver non abbia mai scritto un romanzo, siete giunti a destinazione».
«The New York Times Book Review»

2020
Supercoralli
pp. 328
€ 20,00
ISBN 9788806243937
Traduzione di

Il libro

È il momento di farsi un viaggio. Scegliete il vostro oceano. Cosí diceva Reuben Applewood ai suoi cugini ogni volta che le cose si mettevano male e bisognava mantenere la calma. Gli abitanti di questo romanzo, di viaggi ne hanno fatti parecchi: dagli anni Cinquanta del Novecento al primo decennio del ventunesimo secolo, da una Georgia ancora segregata alla New York della prima presidenza Obama, attraverso un’America in radicale mutamento. Sono individui indimenticabili, i Vincent e gli Applewood, i Camphor e i Christie. Famiglie importanti o poveri diavoli, semianalfabeti ed eruditi, bianchi e neri, che affrontano con resilienza e tridimensionale umanità il viaggio della vita. E ci mancano irrimediabilmente, appena escono dalla pagina.

È una notte del 1966 nella Buckner County, in Georgia, quando Agnes Miller, l’esuberante figlia diciannovenne del diacono locale, con lunghe gambe da majorette e grandi speranze, svolta in Damascus Road assieme al suo fidanzato. È lí, in quella via buia e isolata, che la brutale polizia bianca del posto intima ai due ragazzi di accostare l’auto. Dopo, nulla è piú come prima. Non lo è per Claude Johnson, che andrà incontro al suo solitario destino. Non lo è per Eloise Delaney, l’amica intima di Agnes, che, guidata dalla forza del suo amore giovanile, passerà il resto della vita a superare barriere: quella che impedisce a una donna nera di volare, come la sua eroina Bessie Coleman, e quella che le vieta di amare chi e come vuole. E naturalmente nulla sarà piú come prima per Agnes, che abbandonerà il Sud della sua giovinezza per trasferirsi nel South Bronx e sposare Eddie Christie, un veterano della Marina rientrato dal Vietnam con qualche rotella fuori posto e un solo amuleto a cui aggrapparsi: una copia consunta, sgraffignata d’impulso a un ufficiale, di Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard, da quel momento reliquia e guida spirituale per la sua vita a venire. Regina Porter segue le loro vicende comiche e struggenti, e segue quelle delle loro figlie diversissime, l’infermiera Beverly, squinternata e generosa, e la studiosa Claudia, esperta di Shakespeare e sposata con Rufus Vincent, unico figlio (legittimo) dell’affascinante James Vincent, e fratellastro (ignaro) del bruno Hank Camphor. E quindi ci racconta dei Camphor, e poi dei loro vicini di casa Applewood, e dei le- gami di questi con i Miller e con i Delaney. E a ogni nuova entrata e uscita di scena il cammeo si fa affresco, e il monologo coro. Dall’individuo alla famiglia, dalla famiglia alla società, fino all’America intera, raccontata attraverso le sue tensioni razziali, le contrapposizioni di classe, le tematiche di genere, le guerre, le migrazioni dal Sud dell’Unione al Nord. Ogni voce cattura la scena e il nostro cuore per un tratto di strada, prima di lasciare il testimone alla successiva. Proprio come nel viaggio della vita, dove «siamo contemporaneamente gli eroi della nostra storia e le comparse di quella degli altri».